martedì 20 giugno 2023

Recensione a "La teoria della rivalità" di Paola Chiozza

 


Genere: Romance
Serie: The Goldsmiths #4
Editore: Self publishing
Data d'uscita: 20 Maggio 2023
Pagine: 364
Prezzo: eBook 2,99 - cartaceo 14,99

 
 
 
 

 

Supernova Mars Goldsmith ha ventitré anni, un nome esplosivo, un cognome ingombrante ed è figlia di due scienziati miliardari, ma il suo lavoro non ha niente a che fare con formule e teoremi. Crede nelle favole, è innamorata dell’amore e la sua passione è realizzare i sogni, sì… degli altri! Appena arrivata a San Diego, è pronta per iniziare la carriera di wedding planner in una delle agenzie più famose della città.
Cosa potrà mai andare storto?

Julian Wasserman ha trentasette anni e ha fatto del suo infallibile intuito una professione. È un detective privato senza scrupoli, arrogante, affascinante e sfrontato… ma ha anche dei difetti! Soprattutto, sa che dietro ogni coppia sposata si celano sempre grosse bugie, ed è pronto a smascherarle una dopo l’altra.
E c’è di più. Ha saputo che in città c’è una nuova
wedding planner con un cognome inconfondibile. Quale occasione migliore per togliersi un paio di sassolini dalla scarpa?

Julian ha parecchi conti in sospeso con i Goldsmith e questa è l’occasione giusta per pareggiarli. E poi, quanto può essere divertente sabotare tutti gli eventi organizzati dalla sua rivale? Da uno a dieci: infinito.
Peccato che Supernova non abbia nessuna intenzione di farsi rovinare la carriera da quel detective borioso ed egocentrico, e che importa se è sexy da morire? Non cadrà mai nella sua trappola. Mai!

Lei organizza matrimoni, lui li distrugge.
Lei adora il lieto fine, lui odia il romanticismo.
Lei crede nell’amore vero, lui nelle sveltine in piedi.

Cosa può succedere quando la passione ribalta ogni teoria e dimostra che l’odio e la rivalità sono solo i preliminari dell’amore?


«L’amore vuole tutto, pretende che tu gli appartenga e non puoi fare altro che assecondarlo.»

 
 
 
 
 
 
 

 Se tardi a trovarmi, insisti. Se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io sono seduto da qualche parte ad aspettare te.
Walt Whitman
 
Ed eccoci qua, amici Magnetici, a salutare una serie che ci ha tenuto imprigionati negli ultimi due anni, che ci ha incantato per la maestria con cui è stata scritta e fatto persino un po’ innamorare di formule matematiche e problemi di fisica. Con “La Teoria della Rivalità” si chiude il cerchio della famiglia Goldsmith: con Nova, la figlia di Chase e Rebecca, diamo l’addio a un insieme compatto di emozioni e personaggi perfettamente delineati e incastrati tra loro, con cui abbiamo viaggiato persino in Italia, per approdare infine in una hacienda messicana, circondata da campi infiniti di papaveri.
Non è un caso aver iniziato questa recensione con la citazione del famoso poeta Walt Whitman, posta alla fine del libro. Essa racchiude, per me, il senso dell’opera stessa, l’attesa che pervade tutto il romanzo e determina le esistenze di Nova e Julian. Supernova Goldsmith ha tutto. È la figlia dell’uomo più ricco del mondo, il magnate geniale che ha sempre puntato a Giove e oltre, famoso per la sua intraprendenza e per la storia d’amore quasi cinematografica con Rebecca Pennignton, sua magistrale controparte ne “Le regole dell’attrazione”, primo libro della serie. Nova ha tutto, dicevamo, ma forse basta uno sguardo poco più che superficiale per riscrivere ogni certezza. Timida, riservata, distante anni luce dalla vita social che ci si aspetterebbe da un’ereditiera, non si definisce né particolarmente bella né interessante. Non c’è niente di geniale in lei, nulla che la accomuni agli straordinari personaggi che la circondano. Il senso d’inadeguatezza è il filo conduttore della sua esistenza, a malapena nascosto dai cerotti che le coprono le unghie tormentate. Sono di Chase le parole che troviamo all’inizio di questa storia, quando, durante una riunione di famiglia a Paradise Cay, per l’ennesima volta intravede in quella figlia così diversa da lui un disagio dal sapore silenzioso e triste. 
«Nova, non me ne frega niente se non conosci la tavola periodica a memoria. Non ti voglio geniale, ti voglio felice.» 
Pur essendo cresciuta a pane e stelle alla Event Orizon, Nova ha
deciso di trasferirsi a San Diego per perseguire il sogno di organizzare eventi e creare abiti da sposa, in netto contrasto con quello che il mondo si sarebbe aspettato da lei, lontano anni luce dall’azienda spaziale e dai progetti familiari. I sentimenti di Nova nei confronti di Chase, e della famiglia in generale, sono un punto nevralgico dell’opera per la loro complessità: è una giovane donna che non ha niente di eccezionale, se non il talento di rendere meraviglioso quello che la circonda allo scopo di vedere le persone felici. È un aspetto bellissimo del suo carattere e lei è l’unica a non vederlo. Ferita da un’esperienza passata che ha lasciato il segno, aspira a una vita tranquilla accanto al fidanzato Ethan, oltreoceano per perseguire gli studi di Medicina in Inghilterra. La loro storia, per citare uno straordinario Anthony Hopkins in un film altrettanto straordinario, non ha “un’ombra di trasalimento, non un bisbiglio di eccitazione; questo rapporto ha la stessa passione di un rapporto di nibbi reali”, eppure le va bene perché, non conoscendo niente di diverso, non aspira ad avere di più. Il vestito che Nova indossa lo cuce il suo migliore amico Dax quando, con poche parole, le riassume quello che vede: «Hai il nome di un’esplosione di stelle e ti comporti come un buco nero.», fino a quando tutte le regole vengono scombinate da un’eccezione che si chiama Julian Wasserman, investigatore privato che la giovane incontra a un evento di pittura. Julian è la sua nemesi, dentro e fuori.
Tanto lei è delicata e pallida, quanto lui è scuro e prestante. Tanto la sua pelle è candida, quasi trasparente, quanto quella di Julian è dorata e implacabile come il sole del Messico dove è nato.
 
Sono un albero cresciuto negli Stati Uniti, ma le mie radici affondano in un terreno diverso. Papaveri rossi e colline verdi. Di lui scopriamo un passato di adozione e un amore sconfinato per la terra d’origine e per ciò che vi ha lasciato. La perdita che ha subìto, una delle tante, l’ha segnato nel profondo. Non è un caso che adesso orbiti sempre intorno a Nova, tantomeno il fatto che con le sue azioni boicotti gli eventi da lei organizzati: nello schema generale delle cose, ogni mossa di Julian è premeditata.
 
Mi concedo giusto qualche istante per incassare il colpo. È la regola dei tre secondi. Uno per arrabbiarmi, uno per sfogarmi, uno per pensare alla vendetta. Se voglio sopravvivere alle punture di veleno del passato, questo è l’unico antidoto: non più di tre secondi.  
 
Il dolore segna la sua intera esistenza, ma c’è un elemento che lo surclassa e ne determina ogni azione, spietato come una lama in attesa di affondare finalmente nell’agognato bersaglio. Perché se è vero che sono due le cose importanti per i messicani. Una è la morte. L’altra è la vendetta, è anche vero che niente lo prepara all’incontro con Nova. Lei rappresenta tutto quello che ha imparato a odiare, racchiuso in un guscio perfetto come quegli occhi diversi, che lo guardano prima con rabbia e poi con la consapevolezza che dietro quell’animo così irriverente si nasconda qualcosa di più profondo: qualcosa per cui è pronta a mettere a repentaglio quel cuore che non ha mai sentito battere. Ma come può Julian dimenticare la promessa fatta a se stesso e alla memoria di chi ha deciso di vendicare? Non può, nonostante la certezza di sacrificare l’unica possibilità di aver trovato la sua parte complementare in lei.
 
Sono un uomo che ha imparato ad aspettare. Che ha onorato ogni singola promessa fatta, al tempo e alla vita. Ho atteso ventitré anni concedendomi solo tre secondi al giorno per pensare alla mia vendetta.
Per non finire inghiottito dai ricordi, ma senza dimenticarli mai. Tre secondi sono il tempo in cui ho realizzato di voler sporcare tutto quel candore. Uno per guardarla, uno per inquadrarla, uno per odiarla.

 
Ventitré sono gli anni di Nova e gli stessi che Julian ha passato a meditare sul modo in cui poter correggere un torto. Entrambi si muovono come ballerini in uno splendido campo di papaveri, ma i profumi e il caldo del Messico sono lontani dal sole artificioso della California. Manca l’aria rispetto a casa, dove Julian non è più riuscito a tornare. E non importa che le persone a lui più care tentino di distoglierlo dall’insano progetto di portare a fondo la famiglia più importante del mondo, perché se è vero che il lavoro si mescola con il piacere, è altrettanto inevitabile che ad ogni azione corrisponda una reazione. Non c’è bisogno di esplodere tra le stelle e trovare nuovi sentieri nello spazio quando la ragione dei numeri non lascia alcuno scampo: ogni lacrima non versata deve trovare il suo sfogo, pena la distruzione dell’ultima parvenza di speranza, che sa di un’unica parola ed è perdono.

Ho promesso a Efrem che avrei fatto il mio lavoro, è vero. Ma io sono figlio di promesse non mantenute e doveri non rispettati. Mi chiedo che storia racconti la sua pelle, così pallida da sembrare trasparente. Non ha cicatrici né imperfezioni, non porta i segni del tempo e dei rimorsi come la mia. Chissà se si è mai sbucciata le ginocchia, da bambina. Se abbia provato l’emozione di correre tra la sabbia e la polvere, se sappia cosa significa sporcarsi con le tempere, intingere le mani nel colore e inseguire le abuelas minacciandole di rovinare i loro abiti tradizionali. 
 
Per quanto possa sembrare strano, le parti più liriche appartengono proprio a Julian, le cui mani invece sono sporche di menzogne e lividi, che osserva Nova come se fosse un ritratto ancora da dipingere. Lui per primo ne svela la vera essenza, vedendo ciò che lei non riesce a vedere: lenti a contatto e improbabili pigiami della Disney non tolgono nulla al fascino di quella giovane donna che sta provando nuovamente a fidarsi di se stessa e delle proprie possibilità. Entrambi sono simili a quei fiori che nascono ovunque, anche nei crepacci, e che muoiono appena li sradichi dal terreno.
Supernova ha una famiglia, un intero clan che la ama, ma si sente fuori posto. Julian è solo, nonostante Efrem e il migliore amico Zane. È lontano dalle sue origini perché talmente imbrigliato nelle trame della vendetta da essersi dimenticato di ricordare che proprio quel passato lo vorrebbe adesso vedere felice.
Hanno trascorso le loro esistenze inconsapevoli di cercarsi, ma quando s’incontrano, e si scontrano soprattutto, è un’esplosione: solo quando saranno in grado di accettarsi entrambi per quello che sono potranno finalmente sentirsi a casa, e a quel punto il luogo non avrà più alcuna importanza.
Questo libro è delicato, forte, deciso come il vermiglio sterminato dei campi di papaveri: gli opposti sono apparenti e s’incastrano in quella chiusura del cerchio, o rottura come direbbe Julian, in modo perfetto.
Perché quando si è creati per qualcuno non importa quanto distanti si possa essere nello spazio e nel tempo: ci sarà sempre quella strada invisibile tra le stelle, disseminata di luci brillanti come diamanti sullo strascico di un abito da sposa, che ci guiderà esattamente dove siamo destinati ad andare: fino a Giove e molto, molto oltre l’infinito.


 

 
 
 
 
 
 
Letto con KU
 
 
 

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