mercoledì 23 novembre 2022

Recensione a "Resisto dunque sono" di Pietro Trabucchi

 


Editore: Corbaccio
Data d'uscita: 31 Dicembre 2010
Pagine: 220
Prezzo: eBook  9,99 - cartaceo 14,10

 
 
 
 

 C’è una buona notizia: ora sappiamo con certezza che gli esseri umani sono stati progettati per affrontare con successo difficoltà e stress. Discendiamo da gente che è sopravvissuta a un’infinità di predatori, guerre, carestie, migrazioni, malattie e catastrofi naturali. Noi siamo costruiti per convivere quotidianamente con lo stress. A questo scopo possediamo dentro di noi, come un dono, un insieme di risorse che abbiamo ereditato dal passato e che costituiscono la nostra «resilienza». Ed è la resilienza la norma negli esseri umani, non la fragilità; la resilienza psicologica, ovvero la capacità di persistere nel perseguire obiettivi difficili, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà che ci si presentano. L’individuo resiliente ha una serie di caratteristiche psicologiche inconfondibili: è un ottimista e tende a «leggere» gli eventi negativi come momentanei e circoscritti; ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda; è fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, è incline a interpretare i cambiamenti come una sfida e come un’opportunità piuttosto che come una minaccia, e di fronte a sconfitte e frustrazioni tende a non perdere la speranza. Ma la notizia migliore è che la resilienza può essere potenziata. Possiamo imparare a gestire lo stress. E nella nostra cultura c’è un ambito che può promuovere in modo strutturale la resilienza: il mondo dello sport che può essere utilizzato come metafora, ma anche come disciplina da cui mutuare metodologie ed esperienze, come fa Pietro Trabucchi in questo libro che sarà di aiuto a tutti coloro che vogliono vivere e non lasciarsi vivere.
 
 
 
 
 

Resilienza. Una parola che ultimamente fa venire qualche brividino a chi la sente. Probabilmente è l’abuso che ne è stato fatto e che in molti casi non ha contribuito a valorizzare l’importanza che questa capacità ha nella vita di tutti i giorni.
Pietro Trabucchi nel suo libro “Resisto dunque sono” invece ne da una spiegazione in termini estremamente pratici, attraverso una sorta di parallelismo nelle pratiche sportive ed in particolare nelle discipline di resistenza, essendo lui stesso uno psicologo che segue atleti di sport come lo sci di fondo e al contempo anche un appassionato di alpinismo e scalatore. 
 
 
“Piantatela di concentrarvi sull’intera operazione, perché vi fa sentire persi. Ponetevi piccoli obiettivi quotidiani: oggi arriveremo lì, domani là. Cambiate la cornice di riferimento: non più l’intero perimetro della regione ma piccoli spostamenti tra le montagne.”

L’autore effettua un’analisi dell’individuo resiliente, come colui che “legge” i momenti negativi come passeggeri, incline a vedere nel cambiamento una sfida e a possedere un certo controllo della propria vita e dell’ambiente circostante.
Egli lo fa avvalendosi delle prestazioni sportive di grandi atleti come scalatori, sciatori di fondo, maratoneti, ciclisti. A proposito poi del concetto di controllo, egli parla di come gli eventi esterni subiscono una valutazione cognitiva, che può essere diversa a seconda di quelli che sono i vissuti, le credenze, e le esperienze pregresse. Una stessa situazione per qualcuno può essere percepita come tragedia e per altri come sfida motivazionale. Ma la resilienza non è un dono, o meglio la natura ci ha forniti di capacità di resistenza, ma essa può e deve essere potenziata. Ecco l’obiettivo del testo:  vedere nel dettaglio i processi mentali che si attivano di fronte ad un evento stressante  e favorire la capacità di affrontare le sfide quotidiane.
Tutto questo in un lavoro costante tra impegno e “allenamento mentale” sempre considerando i limiti che l’essere umano possiede. 

“Occorre saggezza è molta consapevolezza di se. E occorre anche rammentarsi la celebre preghiera di Reinhold Neiburh, motto degli alcolisti anonimi: “Dio mi ha concesso la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare e la saggezza di cogliere la differenza”.
 


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