martedì 27 aprile 2021

Recensione a "L'odore della morte" di Irene Catocci


Genere: Thriller
Serie: Secondo di una dilogia
Editore: O.D.E. Edizioni
Data d'uscita: 10 Febbraio 2021
Pagine: 200
Prezzo: e-book 2,99 cartaceo flessibile 10,97



Avers, Cantone dei Grigioni. Gli abitanti della valle, sperduta tra le montagne svizzere, si domandano chi sia lo straniero che alloggia nella baita isolata. È schivo, taciturno e, ne sono sicuri, nasconde un segreto. Davide Profeta, ricercato dalle forze dell'ordine italiane, si è creato una nuova identità, indossando una delle sue innumerevoli maschere, che riescono a farlo sentire sicuro: un uomo come tanti, senza un passato e con il futuro da costruire. Davide ha un segreto che se rivelato manderà all'aria l'intera messinscena. L'arrivo in città di un giovane transessuale, però, cambierà le carte in tavola. Davide ripercorrerà una strada che credeva ormai superata, un viale insanguinato e intriso di ricordi che credeva di aver sepolto a stento nella memoria. La belva, anche se ridotta in catene, conserva lo spirito che la rende tale. E così farà Davide: per non essere divorato dalla nostalgia, farà riemergere dalle ceneri di un passato troppo vicino la sua natura più nascosta, uccidendo. Ancora. N.d.E. Il contenuto di questo libro potrebbe urtare i lettori più sensibili e non rispecchia il pensiero e/o la morale dell'Editore né dell'autrice. Si consiglia la lettura a un pubblico responsabile.




Buongiorno Magnetici, oggi vi parlo di questo libro, che rappresenta la continuazione della storia narrata in “L’Odore del Sesso”, onestamente vi dico che non conoscevo il primo libro, ma conclusa la lettura ho avuto la necessità di recuperare la storia dall’inizio per meglio contestualizzare i personaggi , penso di aver avuto ragione nel farlo perché avrei rischiato di dare solo una interpretazione parziale soprattutto di uno dei protagonisti, quindi non fate come me e andate con ordine! Davide Profeta: un brillante avvocato di Rimini con una carriera avviata nello studio del padre, fidanzato, insomma una vita apparentemente normale, apparentemente appunto perché Davide Profeta è un serial killer. Cresciuto dalla madre nella convinzione che le sue tendenze omosessuali fossero una malattia da curare, una maledizione da estirpare nel profondo di sé cova un mostro assetato di sangue che non può e non vuole reprimere, e che gli fa provare l’ebbrezza della caccia e della morte.

“Dicono che siamo ciò che viviamo e forse è vero. Però a volte ci sono dei meccanismi radicati talmente in profondità nel nostro cervello da diventare una parte di noi in grado di plasmarci e indicarci la via da percorrere.”

Ritroviamo Davide in Svizzera, dopo gli eventi del primo libro, che lo hanno portato a un allontanamento da Noah e dalla sua vecchia vita, nascosto nei panni di un boscaiolo, intento a crearsi una nuova vita. Ma il mostro che dorme in lui non gli darà mai pace, è solo temporaneamente sopito, pronto a uscire e uccidere ancora.

È vero, uccido. È vero non posso farne a meno. È vero, provo piacere nel seviziare, incidere la carne per poi annusare l’odore dolciastro del sangue mentre la ferita si schiude al tocco del coltello. È tutto vero, ma non devi credere che io non ti abbia mai amato. Vita mia. Non crederlo mai.”

Nella ricerca ossessiva del suo amore perduto Davide non si fermerà davanti a niente e nessuno, una forza brutale e inarrestabile, una mente deviata e ossessionata dal ricordo che lo porterà a uccidere, ancora e ancora e quando infine potrà ricongiungersi al suo “angelo” nemmeno lui riuscirà a frenare il mostro, ma anzi ne verrà travolto. Era un da po' di tempo che non mi dedicavo alla lettura di un libro che parlava di morte, solitamente mi dedico più alla vita, ma sono stata veramente impressionata dall'abilità con cui la scrittrice ci cala nella mente di questo personaggio, da cui rimani inizialmente stupita, poi inorridita e infine inesorabilmente catturata. Personalmente ho provato anche empatia per Davide, per la sua condizione umana, per la sua voglia di essere comunque amato e capito, anche nelle deviazioni della sua mente pur comunque provando profondo orrore per le sue efferatezze. Istrionico e fragile allo stesso tempo Davide Profeta non può essere etichettato solo come malato di mente e assassino secondo me. Il personaggio di Noah d’altro canto non lo puoi sicuramente liquidare come affetto dalla sindrome di Stoccolma, se nel primo libro lo vedevo un po' come vittima delle circostanze, come un puro che viene corrotto dall’anima nera di Davide, in questo libro assume altre connotazioni secondo me, perché da vittima diventa parte attiva della storia, complice del suo amante. Si capisce che anche in Noah c’è una parte di oscurità che lo rende affine a Davide e glielo fa amare, ma che lo inorridisce al punto da doversene a un certo punto distaccare. Credo che questi due personaggi abbiano ancora molto di loro da raccontare quindi mi auguro di ritrovarli prossimamente in altri racconti.
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