Genere: Regency
Editore: Dri Editore
Data d'uscita: 8 Aprile 2019 (pre-order dal 4 Aprile)
Prezzo: ebook 1.99
Sidmouth, Devonshire estate 1828
Venti anni di differenza, ceti sociali così diversi da far
sembrare impossibile e inopportuno il sentimento che la giovane Edith Ellis
proverà per lord Esmond, conte di Rovington. Una passione accesa dal primo
incontro di sguardi e alimentata da una risonanza, un accordo che nessuno dei
due, nonostante tutto, può negare di udire.
Se nemmeno i reciproci passati legati a doppio filo, gli
errori, le imperfezioni e un’impossibile redenzione riescono a dividere due
anime destinate a divenire una, cos’altro potrebbe mai impedir loro di rimanere
unite?
Lontano da Londra, dai rigidi fili del ton, tra le
scogliere, il mare e la natura del Devonshire, il maniero di Greyville è pronto
ad accogliere i suoi ospiti.
Laura nasce a Roma, nei
lontani e bellissimi anni 80. Capisce ben presto che l'immaginazione è il suo
forte e tra un disegno e l'altro, una campagna di D&D, le tonnellate di
libri e fumetti, a un certo punto trova il coraggio e decide di pubblicare un
romanzo tutto suo.
Il primo volume del
romance medievale Away esce a puntate su Wattpad, prima di essere pubblicato in
self. Da quel momento in poi, Laura capisce che scrivere e donare agli altri
qualche momento di evasione dalla vita di tutti i giorni
è ciò che la rende felice. Adesso, mentre passeggia al parco con i suoi cani,
inventa e mette su carta nuove storie e nuovi mondi.
Lo desiderava. L'aveva ammesso a se
stessa alle prime luci dell'alba, mentre raccoglieva i capelli in una treccia
prima di avvolgerli sulla nuca. Lei, Edith Ellis, desiderava il conte di
Rovington. Amava la sua presenza, sapere che era nella stessa casa non le
bastava più: lo voleva accanto, lo voleva nella sua stanza. Moriva dalla voglia
di parlargli, di rimanere ancora sola con lui e di sentire il suo profumo,
fatto di verde di colonia e ambrato del whisky. Desiderava toccarlo, abbracciarlo,
slacciargli il fazzoletto e nascondere il viso nell'incavo del collo per
inspirare a fondo ogni sfumatura. Avrebbe voluto morderlo, saziarsi della fame
che sentiva pulsarle dentro da sempre, dal primo momento in cui aveva posato
gli occhi nei suoi.
Esmond aveva scosso acque tenute a
briglia stretta, aveva sbilanciato una calma stoica costruita in anni di
imposizioni e abnegazioni. Lui era la mano che, con un solo gesto, aveva
sfilato la chiave di volta che teneva in piedi la sua cattedrale, la sua fortezza,
facendola crollare di colpo. E ora Edith era lì, in mezzo a uno sconvolgente
disastro emotivo, ammirava ciò che era rimasto di se stessa... e semplicemente
non le importava più nulla. Non avrebbe rimesso neanche un mattone a posto.
Una tabula rasa di cui era innamorata.
...
“Quanti anni avete?” le domandò a metà
dell'opera.
“Perché vi interessa?” aggiunse che
aveva anche una voce fastidiosamente bassa.
“Curiosità” rispose lui, “non sono
abile a tirare a indovinare.”
“Ventitré anni, mia sorella sedici.
State fermo.”
“Giusto” commentò con un sorriso “la
festa è di vostro gradimento?”
“Lo era fino a poco tempo fa, ma temo
che il mio umore sia stato compromesso.”
“Frettolosa conclusione, le danze si
protrarranno fino all'alba.”
“Danzare non mi interessa.”
“Abbiamo qualcosa in comune. Nessuno vi
ha invitato a farlo? Vostro marito?”
“Non sono maritata, e riguardo agli
inviti penso non sia argomento che vi riguardi,” strinse il nodo, sistemò nel
panciotto i lembi stringhe e indietreggiò subito di un paio di passi. “D'altro
canto non si danza mai con chi è di nostro interesse.”
“Tutti sostengono il contrario, ma in
effetti devo darvi ragione” le disse recuperando la giacca dalla sedia e
infilandola, poi sistemò alla buona i capelli e recuperò il bastone.
“Preferisco ascoltarla la musica e beh... si intuisce che con sono granché con
i volteggi.” Sorrise dando un colpetto alla gamba destra, il cui ginocchio
rigido sembrava il colpevole dell’incedere zoppo. “Grazie della cortesia
signorina Ellis, vi sono debitore.”
“È solo un nodo” minimizzò lei “e sono
ancora furente.”
“Quanta
acredine, che fastidioso spreco di energie” osservò recuperando delle caramelle
dalla coppa. “Una in segno in riconciliazione?” gliela porse ma lei la rifiutò
seccata. “Inteso” si arrese mangiandone una da solo, “alloha fi auguvo una
uonhaferata, fperando di non haverlavovinata.” Sorrise, chinò il capo e uscì
dalla stanza.
...
Finì di girarsi e lui era lì, poco più
in alto e a qualche metro di distanza, rischiarato dalla luce della camera.
Ancor prima che gli occhi di Edith registrassero ogni singolo dettaglio, lei si
sciolse in un perso sorriso.
Eccolo l'uomo che amava: in maniche di
camicia e pantaloni, senza fronzoli né fazzoletti da sciogliere, scalzo e
spettinato. Ancor più bello di come lo ricordasse, imperfetto e desiderabile
peggio che mai. Con meno abiti addosso Esmond era la sua tentazione in carne ed
ossa, senza di essi, non osava neanche immaginare che effetto le avrebbe fatto.
“Milord,” mormorò abbassando il capo.
Lui non rispose ma alzò la mano destra
e con essa la lettera della contessa, e l'espressione ammaliata di Edith mutò
subito in seria apprensione.
“Signorina” esordì sventolando la missiva,
“avete idea di quanto ci metta a chinarmi per raccogliere qualcosa in terra?”
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