A New York, Guardiani e creature sovrannaturali continuano a collaborare nel tentativo di anticipare le mosse della setta di Elon. Yamir, ripresosi dallo scontro, è determinato a liberarsi della presenza che ha invaso la sua mente da qualche settimana. Ma non sa che essa rappresenterà ben più di un fastidioso incidente di percorso.
La Voce, infatti, renderà il negromante prigioniero di un legame indesiderato e senza via di fuga. Eppure, quando la situazione precipita e il Caos sta per travolgere il mondo umano, si rivelerà un prezioso aiuto alla squadra, permettendogli di mettersi sulle tracce di Hakon e Miriam, svaniti nel nulla durante il loro soggiorno in Italia.
Ma Yamir è sempre più vicino al baratro, la sua anima sull’orlo della dannazione eterna. Dovrà scegliere se soccombere all’oscurità delle ombre o all’intruso che si è impossessato del suo cuore.
Erano galassie lontane milioni di anni luce costrette a collidere. Erano un dannato disastro.
La dannazione eterna è quella che aspetta il negromante Yamir, è il prezzo per il potere preso in prestito alle tenebre, che prima o poi dovrà restituire una eterna condanna a divenire un’anima dannata.
Nato in schiavitù, vittima di una infanzia terribile e piena di abusi e violenze, Yamir ha trovato nella negromanzia la sua personale strada per la redenzione dalla sua misera condizione di essere umano, lasciando però lungo il cammino ogni parvenza di amore o sentimento.
Sapeva solo di essere nato durante una di quelle peregrinazioni sulle vie carovaniere dell’Arabia Saudita. Non aveva mai avuto nulla, se non il nome che gli aveva dato sua madre, perché lui stesso era un possedimento, un oggetto da usare, di cui disporre.
Nell’ultimo attacco subito dai guardiani Yamir ha rischiato che le tenebre lo richiamassero a loro, poteva sentire distintamente il loro canto e desiderava abbandonarsi al loro nero oblio, ma una voce nella sua testa lo richiamava indietro, una voce che si scoprirà avrà le sembianze della succube Agrat. Anche lei in fuga dal tormento eterno ha trovato in Yamir un varco per il mondo umano legandolo indissolubilmente a lei.
Il negromante percepì un’onda di pura lussuria scivolargli addosso come un balsamo benefico. Solo che di benefico non c’era proprio niente, perché lei stava cercando di manipolare le sue sensazioni. Se aveva davvero fatto ciò che aveva appena detto, adesso erano legati a doppio filo dalla magia insita della succubus, ma non senza alcune importanti complicazioni. «Se hai lasciato davvero la tua impronta su di me, allora ti sei condannata a morte.» Non l’avrebbe mai e poi mai nutrita, a costo di indebolire se stesso.
Se avete amato Goliath adorerete Yamir, perché sa portare l'inopportunità maschile all’ennesima potenza. Molto intelligente da parte dell’autrice affiancare un demone che si nutre di lussuria ed è capace di provocare una totale ed esaltante perdita del controllo ad un negromante che ha fatto del controllo la sua ragione di vita. Sono due opposti che si scontrano ferocemente prima di attrarsi inesorabilmente. Agrat è un personaggio meravigliosamente complesso, nella sua natura di demone, ma anche nella sua anima rimasta in fondo profondamente umana e ferita.
Sia Yamir che Agrat hanno conosciuto la violenza, gli abusi, la sopraffazione, ed entrambi hanno reagito a loro modo, lui abbracciando l’oscurità e la magia, lei sprofondando in quel qualcosa che nella sua vita precedente l’aveva annullata e che ora brandisce come un’arma contro il mondo.
Era vero, per lui amare significava sangue, vessazioni, ossa rotte e lacrime. Significava vedere chi amavi morire ogni giorno un po’ alla volta e non poter fare niente per cambiare le cose. Per lui amare aveva sempre significato essere costretto a scegliere se stesso per avere salva la vita, finché non era diventata un’abitudine e, infine, l’unica via percorribile. L’unica che riuscisse a vedere. Perciò sì, aveva paura.
Nel libro si continua anche la narrazione delle vicende che coinvolgono la coppia principale della serie, i nostri figli del Caos Miriam e Hakon, che libro dopo libro approfondiscono la natura della loro condizione. La loro è una discesa verso le tenebre nella quale però affondano tenendosi saldamente per mano e formando una unità ormai indissolubile. La domanda che mi sono posta leggendo è cosa prevarrà: la loro unione o la loro oscurità, la prima li salverebbe, la seconda probabilmente li dannerebbe e basta.
Agrat lo stava facendo a pezzi. Il negromante padrone di se stesso e totalmente in controllo stava sbiadendo a favore dell’uomo spezzato e tormentato che aveva sempre nascosto. Aggrapparsi alle ombre aveva significato costruire un altro sé. Un Yamir forte, potente e libero. Ma, alla fine, era tutto un inganno. Aveva solo reso la sua anima più nera, più pesante. Così corrotta da non provare più niente. Almeno finché non era arrivata lei.
La vicenda tra Agrat e Yamir troverà una sua chiusura solo quando le loro anime danneggiate sapranno riconoscersi. Il conoscere i dettagli delle loro vite umane apre uno spiraglio sulle motivazioni che li hanno portati ad essere quello che sono, la loro sofferenza e la loro solitudine non si sono dissolte, sono state solo traslate nella loro nuova forma. Il riconoscere l’uno nell’altro questi sentimenti li porterà totalmente allo scoperto e nel loro momento più fragile arriverà anche la comprensione di quello che effettivamente sono l’uno per l’altra.
Yamir sentì qualcosa di simile al fuoco riscaldarlo da dentro anche in quel momento. Doveva sapere da dove nasceva. Perché lei brillava di vita e illuminava le ombre avvizzite nel suo cuore.
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