Genere: Narrativa Contemporanea
Editore: Mondadori
Data d'uscita: 31 Gennaio 2023
Pagine: 252
Prezzo: eBook 9,99 - cartaceo 17,57
"Quando torni io non ci sarò già più." Sono le ultime parole di S.
a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d'autunno del 1998.
Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo
di portare via le sue cose dall'appartamento di Matteo dopo la fine
della loro storia d'amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in
cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la
vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli
istanti più dolorosi della sua intera esistenza. Da quegli istanti sono
passati quasi venticinque anni, durante i quali Matteo B. Bianchi non ha
mai smesso di plasmare nella sua testa queste pagine di lancinante
bellezza. Nei mesi che seguono la morte di S., Matteo scopre che quelli
come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti sopravvissuti.
Ed è così che si sente: protagonista di un evento raro, di un dolore
perversamente speciale. Rabbia, rimpianto, senso di colpa, smarrimento:
il suo dolore è un labirinto, una ricerca continua di risposte – perché
l'ha fatto? –, di un ordine, o anche solo di un'ora di tregua. Per
placarsi tenta di tutto: incontra psichiatri, pranoterapeuti, persino
una sensitiva. E intanto, come fa da quando è bambino, cerca conforto
nei libri e nella musica. Ma non c'è niente che parli di lui, nessuno
che possa comprenderlo. Lentamente, inizia a ripercorrere la sua storia
con S. – un amore nato quasi per sfida, tra due uomini diversi in tutto
–, a fermare sulla pagina ricordi e sentimenti, senza pudore. Ecco
perché oggi pubblica questo libro, perché allora avrebbe avuto bisogno
di leggere un libro così, sulla vita di chi resta. Ma c'è anche un altro
motivo: "In me convivono due anime" scrive, "la persona e lo
scrittore". La persona vuole salvarsi, lo scrittore vuole guardare
dentro l'abisso. Per vent'anni lo scrittore che c'è in Matteo ha cercato
la giusta distanza per raccontare quell'abisso. E quando si è trovato
nel punto di equilibrio, da lì, da quella posizione miracolosa, ha
scritto queste parole, che, seppur lucidissime, sgorgano con la forza e
la naturalezza dell'urgenza. Ciò che stiamo consegnando nelle mani di
chi legge è un dono, sì, ma un dono di straordinaria gravità. Eppure,
ognuna di queste pagine contiene un germe di futuro, la testimonianza di
come, persino nelle pieghe di un dolore indicibile, la scrittura possa
ancora salvare.
Il dolore è un sentimento tra i più personali, perché ognuno ha un suo modo, forma e tempo di viverlo e mostrarlo: ma il dolore per una morte che non capiamo è come una ricerca continua del perché.
Quando chi amiamo muore per una malattia, un incidente, forse siamo capaci di accettarlo o meglio: con il tempo ce ne facciamo una ragione, con il tempo lo assorbiamo sotto la pelle, lo accettiamo dentro.
Ma quando chi amiamo sceglie e decide di lasciarci, no: restano rabbia e dolore, smarrimento, incapacità totale di darsi una tregua in quel vuoto che è l’assenza.
Matteo Bianchi, dopo anni da quel vuoto, ha trovato il coraggio di raccontarcelo, e forse anche per fermare sulla carta i suoi ricordi e sentimenti, senza pudori, veri.
Gli altri non possono capire chi resta, non hanno quel carico di dolore e di angoscia: e per molto molto tempo l’autore proverà solo questo, senza avere alcuna forza, né per lottare né per lasciarlo andare quel dolore.
«Come se il dolore fosse un pozzo in cui immergersi, un tunnel da percorrere per intero, fino a raggiungere l’uscita.»
Troppo diversi lui e S., si erano innamorati proprio per quella diversità di formazione, estrazione sociale, lavoro; e quell’amore stesso dopo sette anni insieme aveva iniziato ad allontanarli.
E lui, che adesso è il sopravvissuto, quello che continua a vivere in quella stessa casa dove lui ha scelto di andarsene, vive nel dolore come se fosse un anestetico, senza provare nulla. È un libro particolare questo, perché l’autore, passando anche attraverso la pandemia del 2020, ci mostra tutto il suo turbamento, senza filtri né per il lettore né con se stesso, e ci fa comprendere un modo diverso di come sopravvivere, quando si resta.
Un racconto su come i passi verso un’altra fase della vita siano non tanto sopravvivenza quanto una forma di futuro, un futuro in cui quel “nostro” tornerà a essere “mio”.
«Non si guarisce. Non si smette di soffrire. Non ci si perdona. Non ci si salva. Si sceglie di.»
Grazie alla CE per la copia eBook.
Nessun commento:
Posta un commento