Collana: Romance
Titolo: L'avversario
Titolo originale: The Adversary
Serie: Razze Antiche #9.95
Autore: Thea Harrison
Traduttore: Margaret Petrarca
Editore: Triskell Edizioni
Genere: Urban Fantasy
Lunghezza: 125 pagine
Prezzo: e-book 2,99
ISBN ebook: 979-12-207-0174-7
Quando Dragos e Pia si trasferiscono sull’Altra Terra di Rhyacia, sperano di trovare sicurezza e libertà, soprattutto per il loro bambino, Niall. La nuova casa all’inizio sembra perfetta… ma le apparenze spesso ingannano. A nascondersi dietro la facciata idilliaca di Rhyacia c’è un’antica forza malvagia, in attesa di cogliere l’occasione giusta per fuggire dalla sua gabbia. Quando l’occasione arriva, sferra un attacco devastante. Dragos non si è mai tirato indietro di fronte a una battaglia, ma in tutta la sua vita non hai mai incontrato un nemico come quello. Come sconfiggere un rivale senza corpo? Un rivale che riesce a invaderlo e a mettergli la propria mente contro? Come può riuscire Dragos a proteggere la sua famiglia, quando da un momento all’altro uno dei suoi membri rischia di diventare il nemico? Mentre Dragos e Pia corrono contro il tempo per sconfiggere la minaccia invisibile, devono anche fare i conti con una spaventosa verità: se tutti possono diventare il nemico, non ci si può fidare più di nessuno. Un avversario in grado d’intrappolare il drago rappresenta una minaccia per tutta Rhyacia; nessuno è al sicuro…
1. La radura non era più deserta. A diversi metri di distanza si ergeva una strana creatura. Era alta quanto Dragos, ma molto più snella e brillava così tanto che Pia dovette strizzare gli occhi per guardarla. Era alata… ma le sue non erano due semplici ali, ne aveva molte, che le vorticavano attorno come bianche fiamme ondeggianti, e i suoi occhi emanavano un bagliore soprannaturale. Tutto l’orrore di quel giorno scomparve e fu sostituito dalla meraviglia. Non aveva mai visto tanto chiaramente una creatura come quella, ma la riconobbe all’istante. Era una di quelle che avevano infestato l’insediamento, soprannominata l’invisibile. Quella che si stagliava di fronte a lei non era trasparente e a stento percepibile: era pienamente presente e toccava con i piedi l’erba nella radura, proprio come lei. Era davvero un serafino, una delle creature mitologiche delle tradizioni elfiche descritte da Bel?
2. Quando Dragos si svegliò, si ritrovò in una piccola radura nella foresta. Il paesaggio era assai tranquillo, il suo silenzio interrotto soltanto dal distante fruscio del vento che soffiava tra le cime degli alberi e dallo sporadico trillo degli uccelli. La luce del sole che brillava attraverso i rami disegnava delle macchie sulla soffice erba verde, l’aria era pesante e calda come in un pomeriggio d’estate. Si sentiva bene mentre se ne stava sdraiato, le caviglie incrociate e le mani dietro la testa, a contemplare gli sprazzi di cielo limpido. Sarebbe potuto restare lì tutto il giorno, senza impegni o cose da fare. Non aveva fame e non sentiva il bisogno di cacciare. Non c’erano nemici da combattere, nessuno che
desiderasse vedere o con cui volesse parlare… (Eppure quel pensiero gli parve sbagliato. Le sue ossa erano molto vecchie. Si erano solidificate assieme alla formazione della terra, e in genere non erano tanto inoperose. Qualcosa nel profondo lo rimestò e cominciò a respingere l’impellente bisogno di dormire. C’era qualcuno che doveva vedere, subito. Riusciva quasi a immaginare il suo bellissimo viso…) Tuttavia, dormire gli parve la cosa più urgente. Avrebbe potuto godersi la radura nella foresta, il vento, gli uccelli e il cielo pittoresco quando si sarebbe svegliato. Aveva tutto il tempo del mondo. (Ma il cielo… il cielo non era una semplice e bella scena da contemplare. Come quel qualcuno che doveva vedere, ma di cui non riusciva a ricordare, il cielo era fondamentale alla sua esistenza. Il cielo significava libertà e tempeste, una luce feroce che gli scaldava le ali. L’intera distesa infinita del cielo era il suo vero dominio. Ali, si disse. Non dimenticare che hai le ali. La tua vita è molto più grande di questo posticino insignificante. Non importa come ti chiamano le creature più piccole, tu sei l’imperatore del cielo. E c’è qualcuno che devi vedere. Scacciò la sonnolenza che gli appesantiva gli arti umani, si alzò e…) Si svegliò. E si ritrovò sdraiato in una piccola radura nella foresta.
3. Quando Pia aprì gli occhi, si ritrovò tra le braccia di un serafino in ginocchio ai piedi di un albero immenso. Spostò lo sguardo curioso dal nobile viso radiante che la guardava alle numerose ali che si agitavano alle sue spalle. Non sapeva che cosa pensare, allora guardò il tronco dell’albero, ma quello si allargava da un alto e dall’altro, sempre di più, tanto da sbiadire in lontananza senza che si vedesse la sua fine. Non sapeva che cosa pensare neanche di quello, allora spostò lo sguardo in alto, sulla volta intricata di rami e foglie sopra la sua testa. L’albero riempiva il cielo a perdita d’occhio. Era grande quanto una montagna, forse perfino di più. Tra i rami volavano infiniti serafini splendenti. Oh, non ci credo… La scena era troppo splendida per essere guardata a lungo. La osservò per qualche istante, poi quella vista le divenne insopportabile. Distogliendo lo sguardo, cercò di capire dove si trovasse. In lontananza, c’era una figura aggraziata che ballava. Era un uomo… o una donna? Aveva lunghi capelli neri. Piroettava… i capelli vorticavano tutt’attorno, creando e ricreando una varietà infinita di fantasie. La persona che ballava era ipnotica, incredibilmente bella. Sopraffatta, Pia versò delle lacrime, che le rigarono il viso. Il serafino gliele asciugò dolcemente.
Nessun commento:
Posta un commento