giovedì 18 febbraio 2021

Segnalazione a "Un Duca quasi Principe" di Rita Mariconda


Genere: Romanzo storico
Editore: Words Edizioni
Data d'uscita: 18 Febbraio 2021
Pagine: 172
Prezzo: e-book 2,99



Londra, 1864
Daniel St.James, Marchese di Trent e futuro Duca di Cavendish, fidanzato con la bellissima ereditiera americana Bethany Pearson, è costretto dal padre ad abbandonare l’amata Inghilterra e partire per le colonie. Giunto a Charleston, in preda alla rabbia per non aver potuto comunicare a nessuno la propria destinazione, pianifica la sua rivalsa contro il genitore. Qui trova Ellen, la figlia del governatore locale e fidata alleata, ma anche nemici di vecchia data, che ordiranno un complotto contro di lui. L’improvvisa scomparsa del Marchese, intanto, desta ansia e sospetti tra gli amici e la promessa sposa, che si mettono sulle sue tracce, attraversando l’oceano alla volta del Nuovo Continente.  In questo romanzo autoconclusivo tornano i protagonisti de La Pupilla Irriverente, tra vecchi e nuovi amori, un’avventura rocambolesca, un susseguirsi di colpi di scena e un segreto che affonda le proprie origini nel sangue blu di una nobile famiglia russa.


1. «Siete un bastardo, un essere ignobile. Non potete farlo. Vi denuncerò» disse il Marchese con rabbia. Suo padre lo guardò con quegli occhi acquosi privi di vita. «Io un bastardo… molto divertente. Dimenticavo: nel caso in cui non ti presentassi alla piantagione, il sicario è già stato pagato per il lavoretto, quindi… Potrai rimettere piede in patria solo da sposato, ma nel caso non volessi tornare, mi accontento di una copia del certificato di matrimonio.» Con un ghigno sulle labbra, disse: «Tic-tac, Trent. Il tempo scorre.» In quel momento, Daniel avrebbe voluto la testa del padre su un vassoio. Pur consapevole della disumanità del suo pensiero, lo desiderava ardentemente. Ma doveva salvare la vita di Bethany, mettere da parte ogni sentimento di vendetta e correre su quella maledetta nave.

2. «Daniel pesa più di 190 libbre ed è alto più di sei piedi; ci vogliono come minimo quattro persone per bloccarlo, o una doppia dose di laudano nel brandy» rispose prontamente Swane, non capendo che Julian cercava solo di stemperare gli animi. Rebecca intervenne: «E io ne so qualcosa. Allora, come procediamo?» «Voi procederete subito nelle vostre stanze. Lo stato in cui siete è di impedimento a qualsiasi avventura la vostra mente stia elaborando» le rispose cupo Alexander, alzandosi in piedi. «Non dite sciocchezze. Sono incinta, mica malata. Le contadine lavorano fino al nono mese nei campi e partoriscono i figli nei solchi lasciati dall’aratro.» «Non siete una contadina» ribatté il Duca, infastidito. «Devo presumere che le duchesse siano ai vostri occhi esseri malaticci con prolassi uterini.»

3. «Se milord vuole, racconto. Io sono nato qui, come mio padre.» La sua voce profonda aveva un accento particolare, ritmico, preciso come le note su un pentagramma; sembrava cantare più che parlare, ed era piacevole. «Sì, per favore, racconta.» L’uomo sgranò gli occhi. «Milord, non bisogna mai dire per favore a uno schiavo. Noi siamo vostri.» «Un’altra scemenza come questa e licenzio anche te.» Salomon scoppiò a ridere, una risata piena e molto contagiosa. Anche Daniel rise. «Milord, non potete licenziarmi.» Daniel non capiva e assunse un’aria più compita. «No? E perché non potrei?» «Sono come un cavallo: potete licenziare un cavallo? No, o si vende o si uccide.» Daniel notò la serietà di quelle parole e si rese conto di quanto fosse diventata grande la disumanità nel mondo. Nessun uomo avrebbe mai dovuto avere il diritto di calpestare la dignità di un altro uomo così come aveva fatto suo padre, calpestando la sua e quella di tutta quella povera gente.

4. «Trent, devo riconoscere che avete una bella faccia tosta. Vi hanno obbligato a trasferirvi e abbandonare la vostra vita, compresa quella nullità che volevate sposare, e già ronzate intorno alla figlia di un conte come se nulla fosse. E avete il coraggio di parlare di onore» disse stizzito il Visconte. «Caro Seymour, sentirvi disquisire sull’onore è quasi come sentire un eunuco dichiarare il proprio amore a una donna. Quindi mi perdonerete se ora vi lasciamo qui a riflettere sulle sciocchezze che vi escono dalla bocca. Con permesso.»



Rita Mariconda nasce a Torino nel '60 e dopo vent’anni di vita ligia alle regole cambia tutto e diventa un’emigrante al contrario trasferendosi al sud. Sposa e madre di due figlie decide ad un certo punto di mettere nero su bianco le sue fantasie trasformandole in romanzi. Lettrice seriale di qualunque genere, predilige gli storici e in particolare i vittoriani. Innamorata dei polizieschi giudiziari si diletta anche in quel genere. I suoi libri sono accompagnati sempre da una vena ironica che alcune volte degenera nel sarcasmo. Il suo motto è “circondatevi di persone che vi sanno far ridere, che a farvi piangere ci pensa già la vita”.

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