domenica 19 maggio 2019

Segnalazione a "Sorelle molto speciali" e "Un triangolo rosa" di Paolo Arigotti




Il racconto prende avvio dal ritrovamento di alcuni vecchi fogli ingialliti. La trama vede come protagoniste assolute due donne, sorelle gemelle, nate in una nobile e ricca famiglia della Germania ai primi del novecento. I personaggi sono frutto della mia fantasia, ma immersi in un contesto storico reale, per la ricostruzione del quale mi sono documentato con ogni cura, approfittando della mia grande passione per la materia e del prezioso aiuto di associazioni a tutela dei diritti delle persone disabili. L'ambientazione è quella della fine dell’impero tedesco e del primo dopoguerra, fino ad arrivare agli anni del nazifascismo; saranno proprio tali regimi ad avere un ruolo determinante nel destino di Elene e Johanna, le due eroine della trama. Non mancano riferimenti storici ai principali fatti di quegli anni, a cominciare dall’evoluzione delle cosiddette teorie eugenetiche, rivolte alla ricerca della perfezione e purezza della razza, all’origine dei folli progetti nazisti di sterminio della vite giudicate “indegne di essere vissute”. Le due sorelle scelgono di abbandonare, sia pure in tempi diversi, la Germania: Johanna si stabilisce in Italia a metà degli anni venti per seguire i suoi studi, mentre Elene, dopo essersi sposata, lascerà la Germania nel 1933, dopo l’avvento al potere di Hitler. Circa un anno dopo, Elene da alla luce due gemelle, una delle quali affetta dalla sindrome di Down. La madre – donna di grande cultura ed indipendenza – compie una scelta per quei tempi rivoluzionaria, rigettando pregiudizi ed ignoranza che circondavano all’epoca la condizione di diversità: avvia – sostenuta in questo dal marito e dalla sorella - un coraggioso percorso personale di sviluppo ed educazione per la figlia, divenendo un’antesignana dei più moderni approcci a tale problematica ed un punto di riferimento per tante altre mamme di bambini “diversi”. Lo scoppio della seconda guerra mondiale non sembra cambiare le cose, finché il marito di Elene non viene richiamato alle armi in patria. I genitori sono venuti a conoscenza dei terrificanti piani di morte nazisti contro le persone affette da disabilità mentale (cd. Aktion T4) e temono che un rientro in Germania possa mettere a rischio la vita stessa della loro piccola Sara. Grazie all’aiuto ed al sacrificio della sorella di Elene, Johanna, a sua volta legatissima alle nipotine, tale pericolo sarà scongiurato in un primo momento, ma la polizia nazista – dopo che Johanna muore in un bombardamento - scopre il loro escamotage ed obbliga Elene – sulla scia di eventi imprevisti ed imprevedibili – a riparare in Svizzera, dove rimarrà fino al termine della guerra. Sarà decisivo in questo l’aiuto di alcuni co protagonisti, come la principessa e Valentina, amica e compagna di Johanna; un aiuto provvidenziale contribuirà a dare una svolta decisiva agli eventi. Volendo tracciare un brevissimo profilo dei principali attori della trama, comincerò da Elene e Johanna, le due sorelle legatissime tra loro che affronteranno assieme la vita e le avversità; Herbert, il marito di Elene, uomo coraggioso e devoto, profondamento innamorato della moglie e della famiglia; la principessa, amica di Elene e Johanna, che non risparmierà impegno ed energie per venire in loro aiuto; Valentina, amica e compagna di Johanna, al fianco di Elene nei momenti più difficili; Sara, l’amata nutrice di Elene e Johanna, che farà di loro due splendide donne; Alfredo Olmi, l’amico poliziotto ed infine (non certo in ordine di importanza) Maria e Sara, le due figlie gemelle di Elene educate all’amore ed allo sviluppo delle proprie potenzialità, che permetteranno proprio a quest’ultima di salvare madre e sorella quando tutto sembrava perduto. Completano il quadro alcuni personaggi sicuramente “negativi” che coi loro pregiudizi e cieco servilismo alle logiche del potere, assumono un ruolo decisivo nel dare una svolta agli eventi. La fine della guerra, coi suoi tragici strascichi, aprirà nuove prospettive, fino ad arrivare ai giorni nostri, con una spiegazione finale, forse inattesa, di alcuni eventi fino a quel momento misteriosi.





30 gennaio 1933. Adolf Hitler è nominato cancelliere della Germania, divenendone in breve tempo padrone assoluto. La notizia arriva in Italia, dove il giovane Marco, impiegato di notaio, è al lavoro, mentre Berlino festeggia con fiaccolate e processioni pagane per le vie della città. Tra i giovani che sfilano per le strade della capitale tedesca c'è il giovane Klaus, al quale a breve un alto ufficiale delle SS, Walter Schellenberg, offrirà un posto nei pretoriani di Hitler, aprendogli le porte ad una luminosa e fulminante carriera, che lo porterà a collaborare alla notte dei lunghi coltelli ed alla nascita dei primi lager. Marco viene convocato qualche tempo dopo a colloquio privato dal suo datore di lavoro, l'anziano notaio ebreo Spagnoli, che gli anticipa, con una lungimiranza sorprendente, i successivi eventi, tra i quali la campagna d'Etiopia e l'avvicinamento dell'Italia fascista al terzo Reich, compreso il varo delle leggi razziali. Marco riceve un'offerta di collaborazione con non meglio precisate forze d'opposizione, decidendo di accettare in nome degli ideali di libertà appresi dal padre, convinto socialista. Grazie ad una fitta rete, Marco entra in contatto con un giovane e brillante avvocato, Luigi Marini, con il quale instaura una solida amicizia destinata, con l'andare del tempo e dopo i gravi lutti che colpiscono il giovane, a diventare una relazione sentimentale, tenuta nascosta a tutti. Gli eventi precipitano e i venti di guerra soffiano sempre più forti, mentre tutti i fatti pronosticati da Spagnoli si avverano implacabilmente. Poco dopo l'inizio della guerra anche Spagnoli muore, lasciando una grossa eredità a Marco, unitamente al compito di proseguire nella rete di contatti clandestina che, inutilmente, aveva cercato di evitare l'entrata in guerra dell'Italia. Sul letto di morte l'anziano uomo confiderà a Marco di sapere tutto del suo rapporto con Luigi, raccomandandogli grande prudenza e testimoniandogli in questo modo il suo profondo affetto. La dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, fortemente voluta da Mussolini nell'illusione di non combatterla, trascina il paese in un conflitto devastante, mentre Marco e Luigi avviano una collaborazione sempre più stretta con il Vaticano, assumendovi impieghi delicati ed importanti. I due ragazzi vengono a sapere degli orrori perpetrati nei campi dell'est Europa, anche a danno di persone che vivono la loro stessa condizione, come già noto a Luigi grazie ai rapporti instaurati con alcuni giovani tedeschi prima dell'avvento al potere del nazismo. Durante un ricevimento ufficiale, Marco, presente nella nuova veste di funzionario presso la segreteria di stato vaticana, fa la conoscenza di un giovane ufficiale nazista, in servizio da poco nella capitale italiana: Klaus. Per tre anni le cose restano immutate per Marco e Luigi, che portano avanti segretamente la loro relazione, mentre la guerra travolge l'Italia ed il fascismo, a causa di una serie di rovinose sconfitte, che a poco a poco minano lo stesso mito dell'invincibilità tedesca. Lo sbarco alleato in Sicilia spinge il Re, fino a quel momento sostenitore del fascismo, a destituire il Duce ed a chiedere un armistizio, che però causa l'invasione tedesca del Paese. L'occupazione dà avvio ai progetti di rastrellamento degli ebrei romani, che Marco e Luigi cercano di evitare; in quella occasione conoscono e stringono amicizia con la famiglia di Deborah, appartenente alla comunità ebraica della capitale. Tra la donna e Marco nascerà immediatamente un rapporto molto forte, e Deborah gli confiderà di aver capito la natura del suo rapporto con Luigi. Le loro attività clandestine vengono spiate e riferite ai nazisti da un sacerdote collaborazionista, mosso da intenti personali ed egoistici, che conducono all'arresto di Marco e Luigi, proprio ad opera di Klaus. L'ufficiale, richiamato in Germania per prestare servizio ad Auschwitz, dove nel frattempo sono stati deportati Deborah e la sua famiglia, chiede ed ottiene di portare con sé i prigionieri, per spingerli a collaborare. In realtà, i motivi sono altri. Klaus, invaghitosi di Marco, lo vuole e gli propone un patto: concedersi a lui in cambio della salvezza per sé, il compagno e Deborah. Marco è costretto ad accettare; dopo qualche tempo Klaus, che già nutriva seri dubbi sugli stermini perpetrati ad Auschwitz, si convince che occorre fare qualcosa e spinto dai suoi sentimenti per Marco decide di collaborare con lui, favorendo la sua rocambolesca fuga assieme a Luigi. Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus. Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo. A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo. Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore. La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione. Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco. Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista. Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticare il compianto Marco.

Nato a Cagliari il 26 maggio 1973, Paolo Arigotti si laurea in Giurisprudenza nel 1998, prendendo servizio poco più di un anno dopo nella pubblica amministrazione. Da sempre appassionato di storia, viaggi, lettura, scrittura e cinema, fa il suo esordio nel mondo letterario con il romanzo Un triangolo rosa, edizioni Progetto cultura 2015, recentemente premiato con diploma d’onore della giuria per la narrativa edita nell’ambito del concorso internazionale Il Molinello 2016. Due sorelle molto speciali è il suo secondo lavoro dato alle stampe e come sempre l’autore ha trovato il modo di conciliare alcune delle sue grandi passioni, quali storia, diritti civili, passione per i viaggi, inseriti in una trama che tiene il lettore col fiato sospeso fino alle ultime pagine.

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Essendo un grande appassionato di storia e diritti civili, mi sono laureato in Giurisprudenza nel 1998 e sono laureando in Storia e società; come negli studi, ho cercato di conciliare nelle mie opere alcune delle mie grandi passioni.

Unitamente al desiderio di avvicinare e suscitare nel lettore un crescente interesse per eventi e fatti storici di primaria importanza, ho tentato di lanciare alcuni importanti messaggi, quali coraggio delle proprie idee ed azioni, specie in un'epoca dominata da regimi totalitari che volevano una sorta di massificazione degli uomini (e donne) e delle idee, senza nessuno spazio per dissenso o alterità, fino ad arrivare al criminale progetto di eliminazione fisica del “diverso” (o presunto tale).

Un altro pericolo sul quale mi sono soffermato, con l'autorevolissimo precedente di Primo Levi, è quello dell'oblio: come all'epoca  nessuno avrebbe immaginato che nella “civilissima” Europa potessero consumarsi crimini tanto efferati, se la memoria venisse rimossa o peggio banalizzata – i tentativi non mancano - il rischio di un ripetersi di certi eventi non potrebbe essere confinato alla penna di pochi “profeti di sventura” (o presunti tali).

Le parole di Bauman, in quel monumento alla sociologia che è Modernità ed Olocausto, sono come macigni: calati in una certa realtà chiunque può divenire il carnefice e chiunque può essere la vittima.

Il mio è e vuole essere un contributo molto modesto, ma in ogni modo evocativo dell'importanza della memoria, del significato di certi fatti e fornire una breve analisi dei fattori scatenanti, ma di non minore rilevanza il ribadire come siano sempre esistite persone che, ragionando con la propria testa, hanno combattuto, talvolta a rischio dell'estremo sacrificio, contro l'orrore che li circondava.


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