lunedì 18 febbraio 2019

Segnalazione a "La vendetta di Lord Hughes" di Fabiana Redivo






Genere: Regency - Avventuroso - Paranormale
Editore: Dri Editore
Collana: DriEditoreHistorical Romance
Data d'uscita: 18 Febbraio 2019 
Prezzo: e-book 2,99 (preorder o,99)




Ironico, bugiardo, libertino, romantico, crudele, passionale, violento, dolcissimo, colto, rude e raffinato. Quanti volti ha lord Hughes? E quali è disposto a mostrare alla donna che ama?
Lady Judith Blackmore ha accettato di sposare lord Edward Hughes, conte di Brewfield, per mettersi al sicuro dal complotto ordito dallo zio, lord George Blackmore, che la vorrebbe morta. Un matrimonio celebrato in fretta ma nato sotto i migliori auspici. Una magica alchimia d'amore si instaura subito tra Edward e Judith che finalmente sembra poter condurre la sua vita serenamente. Ma lord Hughes ha un lato oscuro che non è disposto a svelare alla sua giovane sposa, di cui è perdutamente innamorato. Una maledizione incombe sui conti di Brewfield. Affonda le radici in un passato non troppo lontano, nientemeno che in India ed è legato alla spietata setta assassina dei thugs. Ancora una volta la vita di Judith è in pericolo ma la "tigre dagli occhi viola" è disposta a metterla in gioco per amore e per spezzare la terribile maledizione.

*** ROMANZO AUTOCONCLUSIVO ***

Dopo il successo di Una Ribelle per Lord Hughes, balzato ai primi posti delle classifiche nel 2018 e molto apprezzato dalle numerosissime lettrici che lo hanno scelto e che continuano a farlo tutt’ora, Fabiana Redivo si cimenta, aggiungiamo noi con successo, nel nuovo capitolo della saga. Questa volta aggiungendo una vena avventurosa e fantasy decisamente più marcata che nel primo, forse andando a ripescare dai suoi passati successi in questi generi.

Insomma, un Regency un po’ fuori dalle solite canoniche regole, ma una bellissima storia d’amore con un insieme eterogeneo di personaggi veramente affascinanti e magistralmente ritratti.

Lord Hughes respirò a pieni polmoni l'aria salmastra. Invidiò il volo arruffato di un gabbiano sorpreso da un'improvvisa folata di vento. Il mare gli mancava.  Soprattutto la tolda della nave, la sensazione di scivolare sull'immensa superficie degli oceani cullato dalle onde, trasportato dal vento che gonfiava le vele. Gli mancavano le giornate aride di sole, le burrasche, i venti impetuosi. L'avvistamento di altre bandiere all'orizzonte, gli incontri e gli scontri, le battaglie, i porti sicuri e quelli infidi.  Desiderava tornare a quelle immensità azzurre e provare ancora il fremito dell'avventura.
Sulla terraferma si sentiva prigioniero. Inquieto. Il pensiero corse subito al motivo per cui si era cacciato con le sue stesse mani, anzi, con il cuore, in quella situazione di stallo: una giovane donna dagli occhi viola profondi come gli oceani, dal carattere forte e nel contempo fragile, bella da togliere il fiato. Sua moglie Judith.


Di fronte a quello sguardo limpido, Edward rimase spiazzato.  Riemersero prepotenti i sensi di colpa. Amava alla follia la sua giovane moglie, così determinata, colta e bellissima. Lo aveva letteralmente stregato con il suo coraggio, il fortissimo istinto di sopravvivenza, la caparbietà e determinazione. Perché oltre al temperamento ribelle, possedeva un cuore dolcissimo e un animo delicato. Inoltre la sua innocenza diventava fuoco puro sotto alle lenzuola. Tutto questo lo faceva impazzire. Perché lui, invece, era quello che era. Un lord, certo. Ma anche uno spietato uomo d'affari e un avventuriero. Forse un giorno le avrebbe confessato ogni cosa. Forse.
Cosa penserà di me quando saprà chi sono davvero? Mi respingerà e io ne uscirò con il cuore frantumato al punto da non riuscire mai più a mettere insieme i pezzi. E me lo sarò meritato. Come ho potuto cedere alla tentazione di cogliere questo fiore meraviglioso?



Turbata, esaminò l'armadio. Era la prima volta che notava gli intarsi lungo le colonne laterali. Andò a sfiorare con le dita il fiore che le era stato indicato in modo tanto insolito. Sporgeva un po' più degli altri.  D'istinto, lo spinse. Udì uno scatto. Un cassetto segreto si aprì, di poco, alla base dell'armadio.
Sembra quasi un doppio fondo. Chissà se Edward ne conosce l'esistenza? Peccato sia già partito per Plymouth, avrei potuto chiederglielo.
Incuriosita, si chinò ad aprire il misterioso cassetto. Un intenso profumo di essenza di sandalo si espanse nell'aria. Proveniva da una pezza di lino che avvolgeva una piccola bottiglia di olio essenziale. Fu colpita da alcuni plichi di lettere legate a piccoli gruppi con un nastro di colore rosso. Infine un quaderno rilegato in pelle che aveva tutta l'aria di un diario. Lo aprì con mani tremanti dall'emozione. Sulla prima pagina campeggiava un nome scritto in calligrafia elegante: Marion Penwherry.
Era il diario di lady Marion, la madre di Edward.


Judith in particolare era combattuta tra il lasciarsi andare alla collera, o al pianto per la delusione di essere stata messa da parte. Se fosse stata da sola, nel palazzo di Whitemoor, di certo avrebbe fatto a pezzi parecchie suppellettili. Invece si trovava a Winterborn, nel salottino privato del duca di Ashton. Non poteva permettersi di apparire debole o isterica. Ora comprendeva meglio gli insegnamenti della maharani di Bombay e il motivo per cui la metteva spesso a parte di quanto accadeva a corte.
A un uomo si perdonavano le intemperanze, venivano considerate come espressione di forza o temperamento. Per una donna era un altro paio di maniche. Non aveva alcuna importanza quanto giuste fossero le sue rimostranze, se alzava la voce veniva considerata un'isterica e il suo giudizio ottenebrato dalle emozioni. Per questo doveva assolutamente ricacciare indietro il nodo di pianto che le stringeva la gola per la rabbia e la delusione; non sarebbe stata presa sul serio. E lei aveva maledettamente bisogno di essere presa sul serio.


“Lasciatemi... lasciatemi per dio... sono un cittadino britannico!”
“Un cittadino britannico, ma certo” rimarcò Edward con un sorriso diabolico. “Bentrovato, lord Blackmore.”
In ginocchio, bloccato per le braccia da due pirati, Lord George Blackmore lo fissò con astio ma non rispose alla provocazione. Rimase muto. Se i suoi occhi fossero state lame, di certo avrebbe fatto una strage con lo sguardo.
“L'ospitalità del principe Thaik non era di vostro gusto?”
Di fronte all'ostinato mutismo del suo ex socio, sollevò la punta della sciabola sporca di sangue nemico e gliela puntò alla gola.
“Sapete bene chi sono” disse con la calma che precedeva la tempesta. “E la fama di cui godo. Ve lo chiederò una volta sola. Dov'è vostro fratello?”
Di fronte allo sguardo gelido di lord Hughes, l'uomo impallidì.
“Nelle Sundarbans” rispose dopo breve esitazione.
“Ospite del nostro comune amico?”
“Sanjai Singh vi sta aspettando” gorgogliò cupo. “Non riuscirete mai a spezzare la maledizione. Mia nipote Judith morirà e sarà solo colpa vostra. Voi l'avrete uccisa!”


Spezzare la maledizione non era poi così importante. Ciò che gli premeva sopra ogni cosa era tenere sua moglie Judith al sicuro, e lo avrebbe fatto anche a costo di dannare per sempre la sua anima.
E dopo compirò la mia vendetta. Per tutta la mia famiglia.

Il triskell vibrava al collo di Judith, e lei sapeva perfettamente perché. Era in atto un conflitto tra energie contrastanti.
Le maledizioni trovano sempre un modo per compiersi. Ma possono essere spezzate.


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