Genere: Romance
Editore: Newton Compton Editori
Data d'uscita: 7 Agosto 2018
Prezzo: 5,99
Sandro e Maura sono sposati da circa dieci anni, ma non possono certo
definirsi due santi. Tradimenti, differenze sociali e incomprensioni di
una storia nata già sbagliata mettono in crisi il loro matrimonio. Solo
l’affetto per la figlia Eva è forte e profondo. Ma persino questo
sentimento, l’unico per cui riuscire a trovare il modo di non fare della
separazione un sanguinoso campo di battaglia diventa, invece, la
miccia, il pretesto, il luogo dell’odio che totalizza e tutto spazza
via. Una vicenda familiare feroce e appassionante, una guerra in nome
dell’amore dove il verbo amare viene coniugato solo all’imperfetto del
tempo sprecato e del futuro perduto.
Sylvia Kant, già autrice di due bestseller erotici, ha smesso per un attimo i panni della dark lady, e scritto un romanzo intenso, coraggioso, ma soprattutto autentico. Impossibile smettere di leggerlo o dimenticarlo, una volta girata l’ultima pagina.
Ho avuto il piacere e l’onore di leggere il nuovo, atteso lavoro di una tra le migliori autrice italiane; autrice che con il suo precedente scritto è riuscita a dividere il mondo dei lettori, tra chi la ha amata e osannata, e chi l’ha odiata e affossata. Sto parlando di Sylvia Kant, l’autrice con le avvertenze.
Il libro si intitola Tutto su mio padre e si apre su uno scorcio di vita quotidiana in casa di Maura e Sandro: una coppia della provincia romana sposata da 10 anni e con una bambina di soli 3. Tutto sembra scorrere come sempre quando un semplice battibecco sfocia in un litigio furente che porta Maura a dover prendere una posizione decisa e cacciare di casa quello scansafatiche e nullafacente del marito. O meglio questa è la versione che Maura vorrà farci credere. Sandro, che per questo amore aveva rinunciato a tutto, anche all’affetto dei suoi genitori tenuti sempre a debita distanza dalla moglie, senza opporre troppe resistenze e soprattutto per il bene della figlia decide che un periodo di separazione potrebbe far bene al loro rapporto. Ed è lì che comincia un lungo calvario per Sandro e per tutti coloro che gli sono accanto. Dovrà districarsi tra avvocati, giudici, periti e tanto tanto dolore.
"La osserva da lontano senza farsi vedere. Sta oltrepassando il recinto del residence tenendo il patrigno per mano, subito seguita da Maura col piccolo nel passeggino. E il suo cuore comincia a vacillare.
Eva è lì, davanti a lui, e serra le dita dell’uomo che la cresce e l’accudisce, così come quando, appena nata, stringeva le sue. Sua figlia si lascia guidare dalla mano dell’uomo che Maura ha fatto diventare, a tutti gli effetti, suo padre. Quello che le insegnerà a nuotare o ad andare in bicicletta, così come lui l’ha aiutata a muovere i primi, timidi passi…
…Quella è sua figlia Eva, il frugoletto così tanto desiderato, il corpicino caldo e profumato di borotalco che stringeva ogni giorno tra le braccia, che cullava fino al sonno, a cui cambiava i pannolini, scaldava il biberon, faceva fare il ruttino… Quello il sorriso che gli rivolgeva quando tornava a casa, quella l’espressione adorante con cui lo accoglieva… La stessa che ora rivolge a un altro, mentre lui, quasi fosse un appestato, non può neppure salutarla. Perché sua madre non vuole… Perché Eva non vuole."
Maura, cresciuta sola in una famiglia patriarcale e soggiogata da insegnamenti arcaici, aveva come unico scopo nella vita sposarsi e diventare casalinga. Sandro, al contrario, è il classico buon partito che però si trova ad avere una madre estremamente oppressiva ed è per fuggire da lei che si imbatte in Maura, apparentemente fragile e bisognosa di affetto, ma che si rivela un’arpia della peggior specie quando lui non si piega al suo volere.
"Quando finalmente sono seduti al tavolo del bar, davanti a un caffè, Sandro le chiede diretto: «Mi spieghi di che cosa hai paura?». Maura lo fissa inespressiva. «Io, paura? E di che?», ride nervosa.
«Lo sai che ti voglio e ti vorrò sempre bene, per questo non ti farei mai del male… Così come a Eva, perciò che cosa temi veramente?». Maura china lo sguardo, cincischiando col cucchiaino nella tazzina di caffè ormai vuota, poi, dopo un lungo sospiro, prorompe senza tirare il fiato: «Il figlio di Franco è voluto andare a vivere con lui, quando ha saputo che è stata la madre a lasciarlo per un altro». Sandro le prende la mano con affetto e comprensione. «Franco è stato uno stronzo a dire al figlio una cosa del genere. Io non lo farei mai, perché sarebbe Eva la prima a soffrirci. No, Maura, queste sono paure che non devi avere. Quando sarà il momento spiegheremo a nostra figlia che, talvolta, i grandi smettono di andare d’accordo, anche se continuano a volersi bene, e che comunque questo non ha nulla a che vedere con l’amore che i genitori nutrono per i figli. Glielo spiegheremo insieme, quando sarà più grande, capito? Stai tranquilla. E poi tu mica mi hai lasciato per un altro», aggiunge ironico. Maura libera piano la mano dalla sua. «Ci penso io a Eva. Ci pensiamo io e i miei… Non voglio soldi da te… Neanche quelli per il mantenimento, basta che sparisci dalla nostra vita»."
Nelle avvertenze di questo libro l’autrice ci annuncia che non troveremo alcool, droga e sesso, ma posso assicurarvi che non ci sarà bisogno di nulla di tutto ciò perché questo libro vi porterà in un turbinio di emozioni che vivrete e sentirete sulla vostra pelle.
Questa storia è narrativa pura scritta in terza persona. Sia le descrizioni ambientali che la caratterizzazione dei personaggi sono tratteggiati in maniera minuziosa e dettagliata. Non c'è stato un momento dall’inizio alla fine di questo racconto in cui io non abbia provato emozioni forti e contrastanti, perché non serve per forza avere scene erotiche o di dominazione per far piacere un libro.
Credo dobbiate leggere questa storia perché è tangibile e troverete l’amore nella sua forma più reale ovvero quella di un padre per un figlio e quella delle persone che amano a prescindere dai pesi che ti trascini dietro.
Troverete la rabbia per le ingiustizie che si subiscono; troverete i figli trattati come merce di scambio anziché protetti come bene prezioso. Leggerete le menzogne di persone insoddisfatte che fanno vedere solo ciò che a loro più piace e la sofferenza per un affetto che viene negato. Troverete soprattutto la vita fatta di problemi veri e non immaginari; problemi che possono scuotere le fondamenta di un matrimonio fino a far crollare tutto. Troverete la vita in senso ampio, quella dei nostri giorni con i suoi problemi economici e le sue insicurezze.
Alla fine vi fermerete a riflettere su quanto sia importante essere amati e avere qualcuno che lotta per questo amore, che sia un padre, una madre o un compagno. Perché la vita che va vissuta non è semplice da affrontare, ma non dobbiamo permettere mai a nessuno di dirci come viverla.
“«Eccola!». Max si affretta a raggiungere l’utilitaria grigia che sta parcheggiando poco distante da loro.
Sandro fatica a seguire il passo veloce dell’amico.
«Ciao, Sabrina!», esclama questi, mentre la ragazza è intenta a prendere la borsa dall’auto.
«Ciao, Max… Siamo soli?», domanda sospettosa.
La vede ancora di spalle, ma quella voce profonda gli arriva dritta allo stomaco e glielo torce.
«No, no! Ho portato un amico… Lui è Sandro».
Il sonno arretrato gli si aggrappa alle palpebre e lo rende scontroso, ma quando Sabrina si volge verso di lui qualcosa lo colpisce come una badilata in piena faccia, svegliandolo all’istante. Non è tanto l’indubbia avvenenza di lei a farlo sbandare come un ubriaco, quanto l’incredibile calore umano che irradia.
«Piacere». Il sorriso della giovane è un raggio di sole che squarcia le tenebre.
«Piacere», biascica Sandro, imbarazzato come un dodicenne."
Ovviamente assegno 5 petali perché ritengo questa autrice tra le migliori del panorama italiano.
Sylvia Kant, già autrice di due bestseller erotici, ha smesso per un attimo i panni della dark lady, e scritto un romanzo intenso, coraggioso, ma soprattutto autentico. Impossibile smettere di leggerlo o dimenticarlo, una volta girata l’ultima pagina.
Ho avuto il piacere e l’onore di leggere il nuovo, atteso lavoro di una tra le migliori autrice italiane; autrice che con il suo precedente scritto è riuscita a dividere il mondo dei lettori, tra chi la ha amata e osannata, e chi l’ha odiata e affossata. Sto parlando di Sylvia Kant, l’autrice con le avvertenze.
Il libro si intitola Tutto su mio padre e si apre su uno scorcio di vita quotidiana in casa di Maura e Sandro: una coppia della provincia romana sposata da 10 anni e con una bambina di soli 3. Tutto sembra scorrere come sempre quando un semplice battibecco sfocia in un litigio furente che porta Maura a dover prendere una posizione decisa e cacciare di casa quello scansafatiche e nullafacente del marito. O meglio questa è la versione che Maura vorrà farci credere. Sandro, che per questo amore aveva rinunciato a tutto, anche all’affetto dei suoi genitori tenuti sempre a debita distanza dalla moglie, senza opporre troppe resistenze e soprattutto per il bene della figlia decide che un periodo di separazione potrebbe far bene al loro rapporto. Ed è lì che comincia un lungo calvario per Sandro e per tutti coloro che gli sono accanto. Dovrà districarsi tra avvocati, giudici, periti e tanto tanto dolore.
"La osserva da lontano senza farsi vedere. Sta oltrepassando il recinto del residence tenendo il patrigno per mano, subito seguita da Maura col piccolo nel passeggino. E il suo cuore comincia a vacillare.
Eva è lì, davanti a lui, e serra le dita dell’uomo che la cresce e l’accudisce, così come quando, appena nata, stringeva le sue. Sua figlia si lascia guidare dalla mano dell’uomo che Maura ha fatto diventare, a tutti gli effetti, suo padre. Quello che le insegnerà a nuotare o ad andare in bicicletta, così come lui l’ha aiutata a muovere i primi, timidi passi…
…Quella è sua figlia Eva, il frugoletto così tanto desiderato, il corpicino caldo e profumato di borotalco che stringeva ogni giorno tra le braccia, che cullava fino al sonno, a cui cambiava i pannolini, scaldava il biberon, faceva fare il ruttino… Quello il sorriso che gli rivolgeva quando tornava a casa, quella l’espressione adorante con cui lo accoglieva… La stessa che ora rivolge a un altro, mentre lui, quasi fosse un appestato, non può neppure salutarla. Perché sua madre non vuole… Perché Eva non vuole."
Maura, cresciuta sola in una famiglia patriarcale e soggiogata da insegnamenti arcaici, aveva come unico scopo nella vita sposarsi e diventare casalinga. Sandro, al contrario, è il classico buon partito che però si trova ad avere una madre estremamente oppressiva ed è per fuggire da lei che si imbatte in Maura, apparentemente fragile e bisognosa di affetto, ma che si rivela un’arpia della peggior specie quando lui non si piega al suo volere.
"Quando finalmente sono seduti al tavolo del bar, davanti a un caffè, Sandro le chiede diretto: «Mi spieghi di che cosa hai paura?». Maura lo fissa inespressiva. «Io, paura? E di che?», ride nervosa.
«Lo sai che ti voglio e ti vorrò sempre bene, per questo non ti farei mai del male… Così come a Eva, perciò che cosa temi veramente?». Maura china lo sguardo, cincischiando col cucchiaino nella tazzina di caffè ormai vuota, poi, dopo un lungo sospiro, prorompe senza tirare il fiato: «Il figlio di Franco è voluto andare a vivere con lui, quando ha saputo che è stata la madre a lasciarlo per un altro». Sandro le prende la mano con affetto e comprensione. «Franco è stato uno stronzo a dire al figlio una cosa del genere. Io non lo farei mai, perché sarebbe Eva la prima a soffrirci. No, Maura, queste sono paure che non devi avere. Quando sarà il momento spiegheremo a nostra figlia che, talvolta, i grandi smettono di andare d’accordo, anche se continuano a volersi bene, e che comunque questo non ha nulla a che vedere con l’amore che i genitori nutrono per i figli. Glielo spiegheremo insieme, quando sarà più grande, capito? Stai tranquilla. E poi tu mica mi hai lasciato per un altro», aggiunge ironico. Maura libera piano la mano dalla sua. «Ci penso io a Eva. Ci pensiamo io e i miei… Non voglio soldi da te… Neanche quelli per il mantenimento, basta che sparisci dalla nostra vita»."
Nelle avvertenze di questo libro l’autrice ci annuncia che non troveremo alcool, droga e sesso, ma posso assicurarvi che non ci sarà bisogno di nulla di tutto ciò perché questo libro vi porterà in un turbinio di emozioni che vivrete e sentirete sulla vostra pelle.
Questa storia è narrativa pura scritta in terza persona. Sia le descrizioni ambientali che la caratterizzazione dei personaggi sono tratteggiati in maniera minuziosa e dettagliata. Non c'è stato un momento dall’inizio alla fine di questo racconto in cui io non abbia provato emozioni forti e contrastanti, perché non serve per forza avere scene erotiche o di dominazione per far piacere un libro.
Credo dobbiate leggere questa storia perché è tangibile e troverete l’amore nella sua forma più reale ovvero quella di un padre per un figlio e quella delle persone che amano a prescindere dai pesi che ti trascini dietro.
Troverete la rabbia per le ingiustizie che si subiscono; troverete i figli trattati come merce di scambio anziché protetti come bene prezioso. Leggerete le menzogne di persone insoddisfatte che fanno vedere solo ciò che a loro più piace e la sofferenza per un affetto che viene negato. Troverete soprattutto la vita fatta di problemi veri e non immaginari; problemi che possono scuotere le fondamenta di un matrimonio fino a far crollare tutto. Troverete la vita in senso ampio, quella dei nostri giorni con i suoi problemi economici e le sue insicurezze.
Alla fine vi fermerete a riflettere su quanto sia importante essere amati e avere qualcuno che lotta per questo amore, che sia un padre, una madre o un compagno. Perché la vita che va vissuta non è semplice da affrontare, ma non dobbiamo permettere mai a nessuno di dirci come viverla.
“«Eccola!». Max si affretta a raggiungere l’utilitaria grigia che sta parcheggiando poco distante da loro.
Sandro fatica a seguire il passo veloce dell’amico.
«Ciao, Sabrina!», esclama questi, mentre la ragazza è intenta a prendere la borsa dall’auto.
«Ciao, Max… Siamo soli?», domanda sospettosa.
La vede ancora di spalle, ma quella voce profonda gli arriva dritta allo stomaco e glielo torce.
«No, no! Ho portato un amico… Lui è Sandro».
Il sonno arretrato gli si aggrappa alle palpebre e lo rende scontroso, ma quando Sabrina si volge verso di lui qualcosa lo colpisce come una badilata in piena faccia, svegliandolo all’istante. Non è tanto l’indubbia avvenenza di lei a farlo sbandare come un ubriaco, quanto l’incredibile calore umano che irradia.
«Piacere». Il sorriso della giovane è un raggio di sole che squarcia le tenebre.
«Piacere», biascica Sandro, imbarazzato come un dodicenne."
Ovviamente assegno 5 petali perché ritengo questa autrice tra le migliori del panorama italiano.
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