Titolo: Un battito d'ali
Autore: Roberta Gatto
Genere: New Adult
Pagine: 296 (Kindle); 392 (iTunes)
Serie: Trilogia dei battiti d'ali
Editore: LibroMania
Prezzo: ebook 3.99
Data Uscita: 7 Maggio 2018
L’amore può infrangere ogni regola con la forza di un uragano.
Quando Rain Donovan scappa di casa non sa dove andare, né a chi chiedere aiuto. L’unica cosa che desidera è lasciarsi alle spalle quel vuoto che la sta soffocando da quando, un anno prima, ha perso il padre e una parte dei propri ricordi in un incidente.
Da allora ha trovato un solo modo per sopravvivere ai maltrattamenti subiti in silenzio tra le mura di casa: seguire le regole che si è imposta rinunciando a tutto, anche al fratellastro Duncan di cui è segretamente innamorata.
Quello che ancora non sa è che quella notte l’incontro con un misterioso ragazzo e il ritorno di Duncan nella sua vita sconvolgeranno ogni regola, costringendola a fare la scelta più importante di tutte. Continuare a scappare o lasciare che l’amore la investa come un uragano, restituendole quei ricordi che potrebbero lasciarla spezzata? Quando il cuore batte sino a togliere il respiro, c’è una sola regola: non innamorarsi.
Casa dolce casa.
Per alcuni è l’odore dell’arrosto del pranzo domenicale. Per
altri le coccole del cane o le fusa del gatto quando ci si chiude la porta
d’ingresso alle spalle. Per me era l’odore dei biscotti allo zenzero di mia
madre e il sorriso di mio padre.
Ma non mi è mai sembrata una frase tanto inappropriata come
in questo momento.
(Prologo)
Raggiungiamo l’Ha’penny Bridge e mi ritrovo a pensare alla
storia di questo ponte, che poteva essere attraversato solo pagando mezzo penny
a testa.
«È strano trovarmi qui con te» dico a Duncan che sta finendo
il suo caffè.
Lui mi guarda con aria interrogativa.
«Sì, insomma, se ci pensi questa è l’ultima notte che
passiamo sotto lo stesso tetto. Ci siamo ritrovati da così poco tempo e ora
dobbiamo separarci di nuovo».
Si limita ad alzare le spalle, poi si avvicina a un cestino
e butta il bicchiere di carta ormai vuoto.
Mi appoggio al parapetto in ferro e resto a guardare la
città che si specchia nel fiume. Duncan mi si avvicina, appoggiandosi con la
schiena e i gomiti alla ringhiera, e alza la testa per guardare i lampioncini
che pendono dagli archi in pietra.
«Pensa se per passare dall’altra parte del ponte chiedessero
ancora mezzo penny a testa. Da domani sarei fregata» spiego, tornando a fissare
l’acqua.
Lui ridacchia.
«Cosa te lo fa credere?».
Mi volto verso di lui, che mi sta guardando con aria
divertita.
«Il fatto che non esistono più monete da mezzo penny».
(Capitolo 8 – Due mezzi penny)
«Che c’è?».
«Aspetto che tu decida di alzarti per darti una mano».
«Credi non sia capace di arrivare da solo fino alla mia
stanza?» mi sfida.
«No. Altrimenti non te ne staresti qui sul pavimento. Senti,
Evan, so come ci si sente dopo una sbronza».
«Non mi sembri la tipa che si ubriaca alle feste» mi
interrompe sprezzante, ma io lo prendo come un complimento.
«Infatti, odio gli alcolici e le persone che ne abusano.
Sono deboli. E patetiche».
«Mi stai dando del patetico?» ribatte punto sul vivo.
«No. Tutti abbiamo dei momenti di debolezza. Ma diventi
patetico quando non lo ammetti, e rifiuti che qualcuno ti dia una mano».
(Capitolo 11 – Il giardino segreto)
Ci avviciniamo al gruppetto chiassoso raccolto attorno al
tavolo che ora è pieno di briciole.
«Allora ciurma! Come si conclude l’avventura del nostro
capitano?».
«È atterrato su un fiore e ha trovato uno specchio magico
e... e...» dice una bambina con due treccine.
«E?» domanda Evan.
«Non abbiamo ancora deciso» risponde Roswen.
«Mhmm, qui ci vuole un aiuto» riflette Evan, poi si gira
verso di me. «Che dici, principessa Rain, ti va di raccontarci come va a finire
questa storia?».
Mi osserva con un sopracciglio alzato ma, al contrario delle
altre volte, ha un’espressione buffa che mi fa sorridere di gusto.
«Vediamo un po’» dico avvicinandomi agli oggetti per
esaminarli. «Il capitano Barbaverde ha uno specchio magico che gli permette di
trovare un tesoro fatto di... orsetti di peluche!» Inizio a raccontare,
prendendo in mano un orsacchiotto di pezza. «Gli orsetti, in realtà, sono la
sua ciurma di pirati colorati, trasformati e rinchiusi in un forziere da una
strega cattiva».
I bambini mi ascoltano affascinati, seduti composti sulle
sedie.
«Brutta strega malefica!» esclama Evan facendo la voce
grossa «Ti farò divorare dai miei fiori pescecane!».
I piccoli ridono alla vista delle mosse di Evan, che è
entrato nella parte come un vero attore.
«Ma la strega non è davvero cattiva. In realtà è tanto sola»
dico. Poi mi rivolgo ai bambini con una vocina gracchiante. «Volete davvero
darmi in pasto ai fiori?». Loro scuotono la testa mimando un no.
«Allora» interviene Evan «dovrai cucinare per noi e farci
tante gustose torte di mele!».
«Sì!» esclamano in coro i piccoli.
«E dare un bacio al pirata Barbaverde!».
Lo fulmino con un’occhiata d’avvertimento, ma lui non si
lascia intimorire e si rivolge ai bambini in cerca di supporto. «Che dite,
ciurma, il capitano non si merita un bacio?».
(Capitolo 13 – Cattivi ragazzi)
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