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mercoledì 23 agosto 2023

Recensione a "È colpa mia? " di Mercedes Ron

 


Genere: New Adult
Editore: Salani Editore
Data d'uscita: 3 Giugno 2021
Pagine: 490
Prezzo: eBook 3,99 - cartaceo 16,05

 
 
 
 

 
Se hai solo diciassette anni e tua madre decide di cambiare vita, marito e città non puoi fare altro che seguirla, anche se è l’ultima cosa che vorresti al mondo. Anche se la città in questione è Los Angeles.
È quello che succede a Noah, costretta a lasciare il fidanzato e tutti i suoi amici per trasferirsi in California, dove l’attendono una villa gigantesca, vestiti costosi, scuole private e feste in piscina. Tutte cose che a Noah non sono mai troppo interessate. Ma ad attenderla c’è anche Nicholas, il suo nuovo fratellastro: ventun anni, studente del college, capelli scuri e penetranti occhi azzurri. Quello che Noah non sa, e che nessuno in famiglia sospetta, è che dietro quella faccia d’angelo Nicholas nasconde una doppia vita, non proprio da bravo ragazzo…
I mondi di Noah e Nick non potrebbero essere più diversi, eppure un’attrazione irrefrenabile (e inaspettata) si insinua prepotentemente fino a sconvolgere le loro esistenze. Stare accanto a uno come Nicholas Leister ha un prezzo, e nel caso di Noah questo vuol dire fare i conti con i fantasmi del passato e arrivare al punto di mettere a rischio la sua stessa vita…
Una storia d’amore frenetica e pericolosa, con colpi di scena da brivido e personaggi folli e passionali capaci di farci sentire, pagina dopo pagina, cosa significa essere perdutamente innamorati.
 
 
 
 
 
 
 

 Non riuscivo a reggere quella situazione, era evidente. Io non piangevo mai, e ripeto mai, davanti a nessuno. Piangere è da deboli, è per chi non è in grado di controllare quello che prova o, come nel mio caso, per chi ha pianto così tanto nella vita da aver deciso di non versare più una sola lacrima.
 
 
Con un viaggio in macchina e tonnellate di rancore ha inizio questo romanzo, quando Noah, appena diciassettenne, si trasferisce insieme alla madre Raffaella dall’altra parte del paese, in California. Lasciare gli amici e il fidanzato durante l’estate che precede l’ultimo anno di liceo è uno smacco atroce alla sua vita perfettamente ordinata e divisa tra sport, feste e studio, ma anche l’inevitabile conseguenza dell’incontro fortuito tra Raffaella e William Leister, che ha portato a un matrimonio lampo. Che fine ha fatto la donna con cui ha passato in simbiosi gli ultimi sei anni dopo il divorzio dal padre, quando il buio ha iniziato a rischiararsi una volta che quell’uomo è uscito dalle loro vite? Nonostante abbia dovuto acconsentire, in quanto minorenne, a seguirla nella nuova casa, l’incontro con William e soprattutto col fratellastro Nicholas non va propriamente come la madre avrebbe desiderato. Fin dall’inizio i caratteri dei due ragazzi si scontrano: nonostante i cinque anni di differenza, Noah ha la lingua tagliente, e quello che vede in quel giovane all’apparenza perfetto non le piace. 
Mentre salivo le scale il più rumorosamente possibile, non riuscivo a togliermi dalla testa gli ultimi dieci minuti trascorsi con quel cretino del mio nuovo fratellastro. Ma come si faceva a essere così tanto deficienti, presuntuosi e psicopatici allo stesso tempo? Di certo Nick rappresenta l’antitesi ideale: frequenta l’università e vive nel lusso sfrenato, ma ha una doppia vita che tiene gelosamente separata dalle mura domestiche, retaggio del periodo in cui, appena diciottenne, ha lasciato tutto quello che possedeva e ha vissuto per strada. Ed è proprio dietro quel tremolante scintillio che Noah inizia a percepire le crepe, quelle che nessuno vuole vedere: c’è un lato profondamente oscuro in quel ragazzo dagli occhi chiarissimi, capace di passare dalla violenza alla tenerezza in un battito di ciglia, che mantiene le minacce promesse e fin dall’inizio le dichiara guerra aperta. E nonostante questo Noah, testarda come poche, vuole capire cosa nasconda quel mondo segreto fatto di corse clandestine, bande che hanno stretto tregue sul filo del rasoio e violenza che scorre a fiumi, nascosta dall’alcol sulle piste nel deserto o in vecchi capannoni dismessi dove puoi picchiare qualcuno per scommessa o solo per il gusto di far fluire la rabbia repressa. Nonostante il legame tra i due inizi a cambiare, alcuni aspetti di Nick restano per Noah inaccettabili. 
Mia madre era molto brava a dimenticare le cose dolorose e difficili. Io, invece, me le tenevo dentro, le soffocavo, finché a un certo punto non esplodevo e le tiravo fuori tutte d’un colpo. 
Se il divertimento per lui e il suo gruppo consiste nello spingersi oltre il limite, Noah ha infatti un livello di sopportazione molto più basso, che la porta ad allontanarsi ogni volta in cui il fratellastro dà libero sfogo a ciò che lo divora dall’interno.
 Nicholas aveva visto in me qualcosa che non gli avrei mai voluto mostrare, ed era proprio quello a farmelo odiare così tanto in quel momento. Non riuscivo a capire come mai, in così poco tempo,  fossi riuscita a creare dentro di me un rifiuto tale nei suoi confronti, ma se ci pensavo bene non c’era da stupirsi, visto che Nicholas Leister rappresentava esattamente tutto quello che detestavo in una persona: era violento, pericoloso, prepotente, bugiardo, minaccioso… tutte caratteristiche che mi facevano correre a gambe levate nella direzione opposta alla sua. 
Per quanto cerchino di trovare un compromesso il conflitto è inevitabile, perché al contempo si attirano l’una verso l’altro come trascinati da un magnete. E se Nick è il primo ad accorgersi che i propri sentimenti stanno cambiando, Noah è quella più combattuta. Non perché metta in dubbio il proprio trasporto, ma perché ha paura di quello che lui rappresenta, che le ricorda qualcuno da cui è riuscita a scappare molti anni prima e che porta addosso come una cicatrice indelebile. Tanto Nick risveglia quegli aspetti che vuole nascondere persino a se stessa, quanto Noah si aggrappa alla menzogna come a un rifugio. Eppure lui è inesorabile nel voler scardinare i muri di cui si è circondata, anche se per primo non comprende perché senta il bisogno di farlo, non avendo mai costruito alcun tipo di storia al di là del divertimento occasionale.

Mi prese la testa tra le mani, creando una specie di gabbia attorno a me. «Di cosa hai paura?» chiese guardandomi negli occhi.
La sua bocca sospesa sulla mia, il suo respiro che mi accarezzava il viso. I suoi occhi erano così azzurri… Ora che l’avevo tanto vicino notai che al centro, vicino alle pupille, aveva dei piccoli puntini color acquamarina. «Di te» risposi in un sussurro appena udibile. Nick fece un mezzo sorriso, sembrava soddisfatto dalla mia risposta. Fu come se mi avessero versato in testa una caraffa d’acqua ghiacciata. Questa volta lo spinsi con forza e scivolai via dalle sue braccia.
 
 

È lei ad avere il controllo dei tempi della loro relazione, che per Nick rappresenta una prima volta in assoluto. Ci sono state solo due donne importanti nella sua vita. Una l’ha abbandonato da piccolo e l’altra è il tesoro che stringe tra le braccia con amore da quando ha saputo della sua esistenza, un tesoro che lo spinge a odiare ancora di più quella madre che non ha esitato un attimo a lasciarsi alle spalle lui e il padre, all’inseguimento di un’ineffabile nuova vita in una Las Vegas dalle mille luci. Eppure anche se il suo cuore è marcio, o almeno così lo percepisce, Noah ha la capacità di farglielo battere come nessuna, ed è frustrante perché la maggior parte del tempo lo trascorrono a farsi una guerra della quale Jenna e Lion, migliori amici di Nick, diventano coraggiosi spettatori. Gli spicchi di tempo che riescono a ritagliarsi dove possono essere onesti sono rari e preziosi: Nick è protettivo, ma Noah non sente ragioni di fronte alla sua aggressiva possessività, per lei del tutto ingiustificata. Ma questi sprazzi di quiete permettono loro di conoscersi come non è sempre possibile fare, mentre le domande in una notte come tante scandiscono il passaggio allo stadio successivo, quello del non ritorno. Perché ci sono segreti che Noah non ha mai confessato e che a poco a poco si sgretolano, lasciando lo spazio all’incredulità e alla preoccupazione in colui che adesso, più di prima, sente il bisogno di proteggerla.
 
«Perché ti piace Thomas Hardy?» mi chiese a quel punto. Quella domanda mi stupì, voleva dire che aveva osservato quello che facevo e quello che leggevo. Perché mi piaceva Hardy? Be’…  
«Immagino… mi piaccia che non tutti i suoi libri abbiano un lieto fine; sono più realistici, come la vita… La felicità va cercata, non è semplice da trovare». Sembrò soppesare la mia risposta per diversi secondi. «Non pensi di poter essere felice?» mi chiese allora con la fronte aggrottata. Quelle domande iniziavano a farsi troppo personali, e percepii che il mio corpo si irrigidiva. «Credo di poter essere meno infelice, se preferisci vederla così».

Tra feste, incidenti, incubi che ritornano e bande che fanno di tutto per ottenere soldi e rivalsa, le oltre quattrocento pagine del libro si avviano al gran finale, dove un Re nero torna a muoversi sulla scacchiera traballante della vita di Noah e vuole spazzare via tutto quello che incontra sulla propria strada. Ho trovato quest’ultima parte troppo sbrigativa tanto da chiedermi se nella trasposizione cinematografica non avessero attinto anche dal secondo libro: arrivata al 90% del romanzo, sapendo cosa sarebbe successo, non riuscivo a non chiedermi… “ma quando”? Contrariamente a quanto succede di solito, lo sbilanciamento sulle tempistiche del finale, che il film rende in modo migliore e più complesso, conduce a mio avviso ad una resa dei conti abbastanza affrettata.

Pur falsata dal fatto di averlo apprezzato sullo schermo, voglio comunque cercare di dare una mia opinione tralasciando il paragone. Il libro è un falso forbidden tra fratellastri, figli di coppie diverse e dunque senza alcun legame di sangue. Di per sé questo, soprattutto dopo aver letto veri forbidden, abbassa notevolmente il tono, nonostante la moda imperante di voler scrivere e leggere qualcosa che sia disturbante ad ogni costo. Il tutto sarebbe anche accettabile, ma fatti salvi rarissimi momenti, non posso dire che questo libro mi abbia entusiasmata. È come se su ogni personaggio aleggiasse la scritta “Vorrei, ma non posso”: in potenza avrebbe potuto esserci di più, ma nella pratica non si è riusciti ad andare oltre, con un approfondimento psicologico necessario, soprattutto quando il trope principale dovrebbe scatenare reazioni a catena, sia nei protagonisti che in coloro che li circondano, a partire dal senso di colpa per arrivare al disgusto. Qui non vi è nulla di tutto questo, il romanzo scivola come una storia infarcita di tira e molla dove solo le battute sagaci di Nick prima che si innamori salvano il ritmo, perché troppo presto i sentimenti entrano in gioco per ammantare tutto di un pallido color rosa confetto. Non vi sono né rabbia né angoscia, imprescindibili in un rapporto di questo tipo: sia Nick che Noah provano a scavarsi dentro, ma sembrano fissati nell’immobilismo dell’analisi di loro stessi, non mettendosi in relazione col contesto familiare che li circonda. Sicuramente il libro si rivolge a un pubblico più giovane rispetto a quello che si approccia ai forbidden classici; la tensione sessuale presente non è intaccata da tutti gli aspetti del doloroso desiderio che possiamo trovare in altri romanzi. Il materiale ci sarebbe dunque, anche se abbastanza incastrato in un cliché, ma il modo in cui viene plasmato non ha la profondità che avrei voluto. Questo, oltre al fatto di aver trovato troppi refusi e una traduzione a tratti faticosa, non mi consente di assegnare il voto che avrei sperato. Leggerò il secondo, amici Magnetici? Forse sì, vedremo. Di sicuro guarderò il film, appena confermato dagli Amazon Studios.
 
Non lo volevo così vicino, non più. Per quanto mi facesse male la distanza tra noi, per quanto volessi dimenticare l’accaduto, non potevo fare finta di niente e non mi fidavo di lui. Il suo dolore rimase incollato alla mia retina. Non sapevo bene dove volevo andare a parare negando quel che provavo per lui, ma avevo paura di avvicinarmi, avevo paura a riaprire il mio cuore, soprattutto a una persona come lui. Meglio stare da sola, così nessuno mi avrebbe potuta controllare, né avrebbe potuto dirmi cosa fare o farmi soffrire.
 



 
 
 
 
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