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mercoledì 4 ottobre 2023

Recensione a "Il problema sei tu" di Anna Zarlenga

 


Genere: Romance Contemporary
Editore: Newton Compton Editori
Data d'uscita: 18 Luglio 2023
Pagine: 261
Prezzo: eBook 0,99 - cartaceo 9,40

 
 
 
 

 
Vittoria disegna abiti da sposa. Le sue creazioni sembrano uscite da una favola, un po’ come la sua vita: ama follemente il suo lavoro, ma soprattutto ama Dario, bello e in carriera proprio come lei. È sicura che presto le chiederà di sposarlo, regalandole il lieto fine che tanto aspetta. O almeno così crede. Basta infatti un imprevisto, una questione ereditaria da risolvere, a far vacillare le sue certezze. Costretta a vendere la vecchia casa di famiglia a Positano, Vittoria parte da Milano alla volta della costiera amalfitana. È decisa a unire l’utile al dilettevole e a concedersi anche qualche giorno di meritato riposo, mentre tenta di risolvere il problema immobiliare. Ma non ha fatto i conti con il passato. Né con Andrea, l’amico più caro durante le indimenticabili estati trascorse a Positano, ora medico di base del paese. Il timido ragazzino di un tempo è diventato un uomo affascinante e sicuro di sé, ed è intenzionato a darle del filo da torcere: sono le sue zie quelle che Vittoria vorrebbe buttare fuori dalla casa in cui vivono da tantissimi anni. Entrambi sono determinati. Nessuno dei due è disposto a cedere. Ma la guerra in corso tra loro potrebbe risvegliare sentimenti sempre più difficili da ignorare...
 
 
 
 
 
 
 

Per la maggior parte delle persone la vita si fonda sulle illusioni. Amore, carriera, felicità. Tutte cose che credono di poter guadagnare e che invece non avranno mai fino in fondo. Io sono diversa. Ho programmato la mia vita per essere felice e soddisfatta.

 

Vittoria ha tutto quello che desidera. Una carriera come stilista di abiti da sposa, un favoloso atelier a Milano e un fidanzato perfetto, Dario. È conosciuta come “La regina del lieto fine”, immancabilmente presente a se stessa e fedele ai propri sogni, programmatrice indefessa e lavoratrice instancabile; è bella e interessante, ma qualcosa in fondo, dalle parti del cuore, ogni tanto pungola per uscire fuori. Quando sua madre, col favore dell’estate, le chiede di tornare a Positano per occuparsi della vendita della casa vacanze in cui da sedici anni non mettono più piede, quella puntura si fa sentire più forte, fastidiosa come un prurito che non puoi fare a meno di grattare. Perché in quel paese così distante dalla capitale della moda, Vittoria ha lasciato gli amici, la spensieratezza dell’adolescenza e l’amore disperato per Andrea, con cui è cresciuta e che l’ha sempre considerata alla stregua di una sorellina minore. Cosa succede quando, armata di tutte le migliori intenzioni, decide di assecondare la madre e andare a offrire gentilmente una proposta di sfratto alle due vecchiette che sono in affitto e che, guarda caso, sono proprio le zie di Andrea? Nella migliore delle ipotesi, un mezzo disastro, perché il passato ha un modo tutto suo di metterci lo zampino e confondere le idee. E non bastano le nuotate nell’acqua fresca o i tramonti infuocati sulla spiaggia, non basta l’essere accolta come se non se ne fosse mai andata da quella combriccola di amici che non l’hanno dimenticata. Patrizia, Sergio e Carmine sono esattamente come li ricorda, anche se ognuno ha intrapreso la propria strada; invece Andrea, adesso medico di base nel  paese, è così diverso dal diciannovenne che desiderava solo girare il mondo e lasciarsi alle spalle un luogo troppo angusto perché i sogni potessero spiccare il volo. E Vittoria si ritrova a indossare vestiti troppo stretti adesso, quando si guarda intorno e non capisce come possa essere possibile sentirsi a casa e dislocata nello stesso momento. I tentativi di far ragionare le due anziane signore, mirabolanti protagoniste di sipari che strappano risate, cadono nel vuoto dinnanzi a sordità e demenza senile che ti fanno venir voglia di abbracciarle e dir loro che andrà tutto bene, che non si ritroveranno all’improvviso in mezzo alla strada. C’è Patrizia che, dopo un attimo di iniziale smarrimento, torna ad essere l’amica della gioventù, con lo stesso cipiglio e la determinata convinzione di sapere cosa sia meglio per tutti quelli che la circondano. È lei che, saggia mamma di due gemelli pestiferi, la sprona a guardarsi dentro e farsi le domande giuste. E poi c’è lui, Andrea, la domanda irrisolta più grande di tutte, inossidabile avversario che non vuole mettere a repentaglio la casa delle due donne che gli hanno permesso di studiare.

 

Problemi d’amore? Non esistono problemi d’amore, esistono solo le giuste soluzioni ai problemi d’amore. Ho saputo costruirmi la mia favola e ne vado fiera.  

Peccato che questa teoria sia destinata ad essere messa in discussione con precisione chirurgica. Creare un abito è come creare una storia e Vittoria, alle prese col regalo di nozze per Patrizia, sfoga sul suo album da disegno le linee precise del proprio pensiero sempre più allagato dai tramonti e dai colori di Positano. Quanto è lontana Milano col suo grigiore e la sua pesante sicurezza, ammantata dallo spirito di competizione e solidale nel farti sentire solo un numero in mezzo a milioni di persone distratte? Come puoi reggere il gioco se ognuno in paese ti conosce e non puoi ridere o piangere senza che qualcuno se ne accorga? Non bastano le sfide e i battibecchi, Vic è perfettamente in grado di ridisegnare quei sogni riducendoli a rette precise, immobili: una carriera e un matrimonio, con Dario, da progettare nei minimi dettagli. Non c’è sabbia appiccicosa che tenga davanti alle certezze di chi non crede fino in fondo nelle capacità di quel cuore che, lo sappiamo, ha il pessimo vizio di fare quello che vuole.  

 

Sogno solo questo: un marito perfetto, un vestito perfetto. Una vita perfetta, quello che mi merito. Dal mio quaderno aperto occhieggiano due parole che ho steso sul foglio con numerosi ghirigori. Due parole che sembrano volermi prendere in giro. If only…   

 

Se lo scrapbooking le rilassa la mente e le concede lo spazio per nuove ispirazioni, è al contempo strumento di verità, quella verità che fa male perché significa abbassare la guardia e rivolgersi al passato con dolcezza, non solo con rancore e insofferenza. E se il macramè e il tulle dell’abito che inizia a confezionare per Patrizia sono un nuovo modo di interpretare una sposa, le parole che sgorgano libere sulla pagina sono quelle che invece si incastrano in gola: tutte le volte in cui guarda negli occhi azzurri di Andrea e vede l’uomo che è diventato, un pezzetto di sé torna al proprio posto, nonostante lotti con forza per riaffermare le priorità su cui ha deciso di impostare la propria vita. Tra un limoncello con Maria e Adelina e fughe da un’oca troppo aggressiva, Vittoria deve fare i conti col fatto di non aver mai davvero lasciato andare né Positano né quell’amore irrisolto, che la guarda e la sfida a distruggere un equilibrio raggiunto con fatica. 

 

«Vincere questa guerra non sarà un grande affare per te, Vittoria». Distolgo lo sguardo e scelgo il silenzio. Andrea ha questa capacità di fare cose che cambiano la prospettiva in mezzo secondo. Quando mi convince che la situazione stia andando in un certo modo, all’improvviso fa o dice qualcosa che mi spiazza completamente. È sempre stato così e non mi era affatto mancato il senso di vertigine e impotenza che si prova. 

 

Cosa succede quando la terra all’improvviso si sposta sul proprio asse? Dovrebbe fare un rumore assordante, ma non sempre è così. A volte lo fa con delicatezza, quasi accompagnandoti per farti capire che, in fondo, sta solo succedendo quello che era destinato ad accadere, anche se sono passati quasi vent’anni e le persone non sembrano più le stesse. Perché magari stanno indossando delle maschere, hanno storie all’apparenza perfette, lavori soddisfacenti e superfici brillanti su cui specchiarsi. Magari la sabbia nel costume è solo un fastidio, come una brutta insolazione o il bruciore di una medusa, eppure di quella sabbia hai bisogno di saggiare la consistenza e delle stelle vuoi vedere la scia per capire la portata di un desiderio non  ancora avverato. E questo è quello che fa questo libro, amici Magnetici; ti prende per mano e, tra sospiri e risate, ti conduce in modo paziente al luogo cui sai che avresti sempre dovuto appartenere. Conosce il tuo posto meglio di quanto possa fare tu stesso e non si arrende davanti all’ineluttabile trascorrere del tempo, delle vite che prendono strade contorte e delle luci del successo che fanno a gara a distogliere lo sguardo da ciò che conta davvero. Utilizzando le parole come un pennello implacabile, conosciamo la storia di un gruppo di amici che tutti gli anni trascorrono le estati insieme, ritroviamo il sapore della delusione per un bacio mancato e la gelosia irrefrenabile provata quando il ragazzo di cui ci siamo innamorate considera tutte tranne noi, eterne incomprese relegate al ruolo di migliori amiche. Nuotiamo tra le onde gelide e ci scottiamo i piedi sulla spiaggia, mentre centinaia di turisti affollano un pezzo di idillio nell’alta stagione, quando tutti abbandonano il grigiore per riversarsi come una fiumana colorata e rumorosa nelle stradine del paese. Ed è proprio qui, grazie ai continui flashback, tra quei gelati e le Coca Cola bevute in compagnia, che ritroviamo quelle mani e quelle labbra che abbiamo dovuto dimenticare, strappo necessario per iniziare una nuova vita tutta da scoprire. 

 

È questo che fanno i luoghi del cuore: ti portano indietro a un’eterna estate. Ti fanno credere di poter essere felice con poco. Ma il poco io l’ho abolito. Io voglio tante cose. Non mi accontenterei di nulla di meno. E so che qui non potrò mai averlo. E so che Andrea, in fondo, potrebbe anche capirmi. 

 

 Circondati da comprimari perfetti che scalpitano per avere il loro posto al sole, i due protagonisti si muovono in una guerra simile ad una danza, vicini come Sun-Tzu ha suggerito di tenersi i nemici; le loro battaglie e i riavvicinamenti sono musica ritmata con qualche accordo di chitarra stonato qua e là, ma non per questo meno efficace. Anzi è proprio la loro fallibilità, il loro essere fragili e pieni di dubbi a farceli amare, come due amici che vorremmo disperatamente vedere insieme, tifosi inarrestabili davanti al nostro desiderio di un lieto fine. E l’autrice ci regala davvero quello che vogliamo, sfidandoci al tempo stesso a scrivere il nostro finale, in una pagina bianca dove poter gettare sogni e rabbia, fiduciosi però che le stelle siano lì a guardare e, soprattutto, ad ascoltare.

 

«Eravamo solo ragazzi. Non potevamo davvero sapere cosa fosse l’amore». «Sul serio?». Mi prende una mano e la posa sul suo cuore che batte a un ritmo folle. «È sempre così quando ti sono vicino, Vic. Sempre. Dalla prima volta in cui ci siamo conosciuti».


 


 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 

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