Editore: Virgibooks
Data d'uscita: 27 Maggio 2023
Pagine: 416
Prezzo: eBook 2,99 - cartaceo 15,50
“Nessuno è completamente buono, Brooke. Siamo tutti in qualche punto dello spettro della moralità, ci aggiriamo tra le sfumature di grigio. Non esistono cose buone e cattive. Non del tutto.”
Si aprono le porte del Blackwood Institute, un luogo di cura secondo alcuni, un luogo di redenzione secondo altri, un limbo in cui si aggirano le anime che, come nei gironi dell’inferno dantesco, non aspettano altro di raccontarci le loro storie.
Nessuno è innocente qui, ognuno ha il suo doloroso bagaglio, alcuni lo portano sulle spalle come un peso, altri lo esibiscono come un trofeo di una vita vissuta al limite, del dolore, della sopportazione o chissà cos’altro.
Lo sa bene Brooklyn che viene trasferita in questo istituto per scontare la sua pena, prigioniera delle sue mura, ma soprattutto di sé stessa. Ci parla di lei in flashback del passato da cui si intravede e si intuisce un qualcosa che ad un certo punto l’ha cambiata, l’ha spezzata. È un guscio vuoto in cui solo la volontà incrollabile di controllare la sua caduta verso l’Infermo sopravvive.
Nessuno è innocente qui, ognuno ha il suo doloroso bagaglio, alcuni lo portano sulle spalle come un peso, altri lo esibiscono come un trofeo di una vita vissuta al limite, del dolore, della sopportazione o chissà cos’altro.
Lo sa bene Brooklyn che viene trasferita in questo istituto per scontare la sua pena, prigioniera delle sue mura, ma soprattutto di sé stessa. Ci parla di lei in flashback del passato da cui si intravede e si intuisce un qualcosa che ad un certo punto l’ha cambiata, l’ha spezzata. È un guscio vuoto in cui solo la volontà incrollabile di controllare la sua caduta verso l’Infermo sopravvive.
Sono la mia stessa distruttrice. In ogni singolo momento della mia vita sono stata ......., abbandonata, dimenticata e usata. Da tutti e da tutto. E in qualche modo, è tutto riconducibile a me. Non c’è nessun altro da incolpare, se non me stessa. Sono un fallimento, un maledetto fallimento.
Tra i pazienti della clinica Brooklyn farà nuove conoscenze, come Kade il guardiano che volontariamente ha scelto di vivere all’interno dell’istituto per vegliare su suo fratello Hudson, che invece scopriremo avere dei trascorsi di una certa importanza con la ragazza. Di questa sconclusionata “famiglia” fanno parte anche Phoenix il giullare con tendenze sadiche ed Eli un ragazzo silenzioso che da subito attira l’attenzione di Brooklyn che prova per lui una immediata affinità.
È spezzata in un modo che per me è chiaro come il sole, e che richiama i miei stessi avidi demoni. Ho sempre amato rompere le cose, e lei è in bilico sull’orlo del baratro. Non desidero altro che spingerla giù dal precipizio e seguirla fino alle viscere dell’inferno.
La domanda che ti resta leggendo questo libro è: i veri mostri sono quelli che vedi o quelli che riesci solo ad intuire? Le deviazioni dei protagonisti sono alla luce del sole, vengono descritte con dovizia di particolari, ma saranno davvero loro quelli da temere? Non è che forse dobbiamo invece ricercare l’anormalità nella normalità? Perdonatemi il gioco di parole.
Non sono sempre stata così. Molti danno la colpa agli altri per i loro demoni. Siamo tutti vittime in un modo o nell’altro, giusto? Ma io no. Non c’è nessun altro da incolpare. Sono diventata così da sola. Sono io il ....... mostro di questa storia.
Per chi è questo libro? Per chi non ha paura di immergersi nei lati più oscuri della mente umana, per coloro che non ricercano sempre e comunque un lieto fine, per chi ha voglia di farsi delle domande su tematiche molto poco discusse e molto molto demonizzate.
La malattia mentale qui è un mezzo che consente di raggiungere un fine che non sarà affatto la guarigione, perché è evidente che qui siamo oltre. I protagonisti sono tutti troppo spezzati o compromessi, ognuno di loro però nel modo in cui è capace fornirà un sostegno agli altri, dando loro non ciò che la società ritiene giusto, ma ciò che serve loro per stare bene.
Questo è un dark nel senso stretto del termine, per questo ancora una volta mi raccomando davvero di leggere i trigger warning messi a inizio libro. Non ho trovato disturbanti le scene che riconducono al reverse harem, oltretutto abbastanza prevedibile, quanto quelle in cui i protagonisti ripercorrono le loro sofferenze personali aspirando a mettere fine al loro tormento nel modo più tragico.
Ho apprezzato come in questo libro, al contrario di altri dello stesso genere non ci sia una corsa all’esagerazione: certo ci sono scene forti, ma perfettamente coerenti con il tema scelto. Nei gesti dei protagonisti, per quanto efferati, c’è sempre una motivazione derivata dal loro trauma interiore che in qualche modo ti porta a comprenderli e quasi a giustificarli.
Ha l’aspetto di una meravigliosa catastrofe, che aspetto solo di vedere compiersi.
Letto con KU
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