Genere: Urban Fantasy
Serie: Primo volume saga
Editore: Self publishing
Pagine: 300 (con illustrazioni)
Prezzo: (disponibile con KU) e-book 3,50 cartaceo rigida 20,00 cartaceo flessibile 13,99
Muirín è la bella e desiderata reginetta della scuola, nipote della preside dell’Istituto Lynch, nel piccolo paesino di nome Florence. Segretamente, frequenta le lezioni dell’Istituto Specchio assieme ai suoi amici più stretti, Niall, Tuathla e Riona: in realtà, loro sono Fate, e Muirín è l’erede al trono dei regni delle Fate Bianche e Nere della realtà parallela di Enchanted. Qualche settimana prima del suo diciassettesimo compleanno, però, giungono alla Lynch il tenebroso Sealgair e il timido Yoru. Chi sono davvero i due nuovi studenti? Muirín potrà fidarsi del ragazzo dai lunghi capelli rossi, o dovrà proteggersi da lui, in quanto prossima Regina delle Fate?
Estratto n.1
Quando Sealgair tornò, indossava una divisa da scherma simile a quelle classiche che si vedono in tv: bianca, composta da dei calzoni e una parte più rigida sul dorso. «E comunque, non mi hai detto che origini ha il tuo nome peculiare» disse lui, impegnato a farsi una crocchia sulla nuca coi capelli rosso dorato. «Non mi sembra che il tuo sia meno strano. Vuol dire “nata dal mare”, ma, al tempo stesso, è il nome di un drago mitologico. Ai miei genitori piacciono i nomi particolari» gli rispose, senza troppi giri di parole. In fondo, le Fate avevano un po’ tutte nomi che alle orecchie umane suonavano strani. «Te lo concedo: il tuo nome è davvero bello, sia nel suono che nel significato. Il mio è un nome di origine gaelica, anche se sono irlandese» sottolineò lui, tergiversando un po’. «Non hai un accento irlandese» ribatté lei. «Sono cresciuto a New York». Muirín lo attendeva alla postazione di poco prima, impegnata ancora ad allenarsi. Una cosa che si diceva di lei era che fosse determinata a portare avanti gli obiettivi che si prefiggeva e a prendere sul serio tutto ciò che faceva. A discapito di cosa si potesse immaginare, non era la classica ragazza con il cervello da gallina. «Il portamento ce l’hai, vediamo se te la cavi anche con i fatti» gli lanciò un fioretto, il sorriso malizioso lungo il volto: non poteva negare che fosse davvero un bel ragazzo, ma come Fata era abituata a vederne sin troppi per lasciarsi facilmente incantare. A lei affascinava tutt’altro. Sealgair capì che doveva cercare un modo diverso per colpirla. Aveva bisogno della sua fiducia, o almeno era quello di cui si stava convincendo. «En garde!» annunciò, poi, Muirín, mettendosi in posizione d’inizio. «Sai cosa vuol dire, o Jade semplicemente ti ha convinto a partecipare e non conosci neppure le basi?» probabilmente, la cosa che la infastidiva di più era chi non prendeva sul serio ciò che faceva, e intraprendeva uno sport, ad esempio, solo giusto per fare qualcosa. Sealgair si mise in posizione. Non aveva mai fatto scherma, ma era abile negli scontri fisici, e non sarebbe stato difficile imparare. «Puoi chiedere a Jade cosa l’ha colpita di me» disse lui, ridereccio. «Potresti far finta di essere serio, anche solo per un momento?» sbottò Muirín, ma senza scomporsi. Lui la scrutò, da sotto alla maschera protettiva che lei aveva preferito indossasse al primo allenamento. Gli era parso di vedere una strana scintilla... «Diciamo che sono bravo negli sport. Devi solo mettermi alla prova» le disse, e iniziò ad agitare debolmente il fioretto davanti a lei. «Vediamo allora se è davvero così». Un movimento veloce di gambe, quello della ragazza, prima che il fioretto lo toccasse. «Touch. E...» le spade graffiarono l’una contro l’altra, nel tentativo di disarmarlo solo per puro diletto. «Puoi fermarmi con un Disengage, usato come azione di svincolo, o come parte di una finta prima di un attacco. Pensi di farcela?». «Tsk» non si era riuscito a trattenere Sealgair. Sotto lo sguardo ostile di Muirín, però, sorrise bonariamente. «Posso provarci». Lei si rimise in posizione, e lui provò a parare. Iniziarono così una danza di attacchi e parate piuttosto ordinate, e l’unico rumore che si sentiva era il cozzare dei fioretti e il loro respiro regolare. «Niente male per un dilettante» disse lei, continuando a tentare di metterlo in difficoltà. Sealgair, da parte sua, era abituato ad altri tipi di armi bianche, e aveva il forte impulso di ribaltare la situazione. Non sapeva se ci sarebbe riuscito, ma era pericoloso anche solo pensare di esporsi così tanto. «Bene, qualche altro movimento da imparare?» le chiese, senza smettere di parare i suoi attacchi. Sentiva ribollire lo sguardo di lei su di sé attraverso la trama fitta della maschera. In qualche modo, sapeva di irritarla, e anche tanto. La sua rabbia era quasi... palpabile. “Accidenti” pensò Sealgair.
Estratto n.2
Arrivò al luogo dell’appuntamento in perfetto orario. Si diceva spesso che le donne dovessero farsi aspettare, ma Muirín odiava ogni tipo di etichetta e faceva com'era giusto che fosse, solo cosa le andava e come le andava: e lei e la puntualità erano una cosa sola. «Ehi!» richiamò l’attenzione del ragazzo, alzando una mano quando lo notò ad aspettarla. Lui, che aveva ormai la nomea di ritardatario, era puntuale in quel momento? Non se lo sarebbe aspettata affatto. Il rosso si trovava proprio sotto il dormitorio femminile, dove Muirín gli aveva detto di incontrarsi. Era stato per qualche secondo rapito da ciò che aveva in mano, ma l’arrivo e la voce della ragazza lo colsero di sorpresa e lui nascose subito il piccolo oggetto nella tasca dei jeans neri. Era vestito come soleva ormai fare a scuola, ma sotto la giacca di pelle aveva indossato una camicia nera, leggermente sbottonata sul davanti. Ai piedi, i suoi immancabili anfibi. «Muirín» disse, andandole incontro. Anche lei era avanzata, rapida, verso di lui, facendo ballonzolare i boccoli di capelli color carota. La scrutò da capo a piedi. Era bella come sempre, anche se si sarebbe aspettato un outfit più curato. Si strinse nelle spalle, sorridendole in modo enigmatico. «Andiamo?» le chiese, porgendole il casco nero che aveva portato per l’occasione, visto che lui non lo usava mai, e indicando la sua Harley, parcheggiata a qualche metro di distanza. Lei sembrava non averla notata affatto. Muirín non aveva dato molto peso alla moto perché non era attratta da simili aggeggi: lei sapeva volare, quindi come poteva mai affascinarla qualcosa che andava anche più piano delle sue ali? Rimase quindi sorpresa quando comprese fosse di Sealgair. «Quindi vuoi sembrare in tutto e per tutto un bad boy. Dovresti balbettare di meno, però» rise, afferrando il casco per indossarlo senza fare troppe storie. In fondo, andare in moto non era una novità e, anche se non le piaceva, non voleva dire che non le andava di salirci con lui. «Sei bravo a guidare o è solo per fare scena?» ammiccò, lo sguardo era l’unica cosa visibile dal casco, in quel momento. Sealgair alzò un sopracciglio, guardandola mentre saliva sulla sua moto. Era rilassato e pacato, era giunto a quella calma solo perché aveva pensato a lungo a cosa fare. Ma Muirín continuava a provocarlo, in qualche modo, nonostante lui avesse deposto l’ascia da guerra. In realtà, Sealgair era sempre molto assente durante le lezioni di scherma, e questo solo perché era troppo impegnato a riflettere sulla situazione difficile in cui si trovava. Il rosso stava pensando a quanto sarebbe stato complicato compiere il proprio dovere, invece Muirín pensava solo a denigrarlo. Doveva essere abituata ad avere a che fare con bei ragazzi, e lui non ci aveva mai apertamente provato con lei, quindi non capiva a fondo il suo comportamento. Ma un po’ lo lusingava il fatto che lei non fosse del tutto indifferente alla sua presenza. «Per essere la reginetta della scuola, hai davvero tanti pregiudizi» sbuffò, ridacchiando poi alla strana espressione di Muirín. «Non avrai mica paura di questo “bad boy”, no?» chiese, sarcastico. «Non sono pregiudizi. Semplicemente sono un tipo piuttosto diffidente quando qualcuno non mi dimostra immediatamente la propria identità. E a meno che tu non abbia una doppia personalità, o tripla, non mi sei ancora chiaro. Tutto qua» lo ammise apertamente. Le braccia cinsero la sua vita e le mani strinsero il suo petto. La moto era un oggetto intimo, l’aveva sempre pensato: metteva in contatto ravvicinato le persone anche senza che avessero alcun tipo di legame profondo. Nonostante le vesti, Muirín poteva sentire i suoi muscoli sotto il palmo delle mani. «O sbaglio nel dire che non sembri una persona molto chiara?». Sealgair sbuffò una risata, mentre si sentiva cingere al petto dalla ragazza. Il suo calore... era una sensazione piacevole. Probabilmente, non aveva mai avuto un contatto così stretto fisicamente con una Fata fino ad allora e si sorprese a scoprire che non gli dispiaceva. “Sealgair, sei un idiota” pensò.
Sabrina Pennacchio, costantemente con la testa tra le nuvole, sogna di poter vivere di scrittura. Nella vita di tutti i giorni si dedica alla beauty care e a tantissime altre sue passioni, tra cui il disegno.
Sabrina Guaragno, eterna sognatrice divisa tra la passione per la scrittura e il fantasy, e quella per la psiche umana: di giorno, ricercatrice e psicologa; di notte, editor, scrittrice e bookblogger.
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